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Sabato 12 maggio 2012, alle ore 18, nelle Sale della Caccia destinate dal MUSMA alle esposizioni temporanee, si inaugura la mostra "Fausto Melotti nel ritratto degli amici...Vanni ScheiwillerToti ScialojaGabriella DrudiGiuseppe Appella...


Comunicato Stampa

FAUSTO MELOTTI
NEL RITRATTO DEGLI AMICI 
Tre collezioni, formatesi tra il 1951 e il 1985, rendono omaggio a un grande scultore del Novecento
12 maggio – 7 luglio 2012

Sabato 12 maggio 2012, alle ore 18, nelle Sale della Caccia destinate dal MUSMA alle esposizioni temporanee, si inaugura la mostra Fausto Melotti nel ritratto degli amici, una singolare esposizione che accoglie30 sculture, 45 disegni, 10 ceramiche, 50 opere grafiche, 12 libri d’artista, oltre a immagini e documenti dal 1928 al 1985, dalle collezioni di quattro amici: l’editore e critico d’arte Vanni Scheiwiller, il pittore-poeta Toti Scialoja e sua moglie, la scrittrice-critico d’arte Gabriella Drudi, lo storico dell’arte con grandi curiosità per l’editoria, Giuseppe Appella
La mostra rilegge la vita di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), raccontando l’arte a Milano e a Roma nella seconda metà del secolo appena trascorso, attraverso l’omaggio di quattro amici che hanno visto segnare la loro esistenza dalla grazia, dall’intelligenza, dal rigore di un artista irripetibile e autentico, che scriveva la propria vita con i doni, spesso personalizzati, che compongono la mostra. Ne emerge una costante frequentazione, uno scambio generazionale che copre quasi tutto il secolo, una assoluta fedeltà nata dalla convinta considerazione di un lavoro unico nel panorama artistico italiano, un intreccio di incontri, passeggiate, cene, viaggi, libri realizzati e da realizzare, mostre, che coinvolgevano Consagra e Calvino, Andrea Cascella e De Libero, Rotella e Sinisgalli, Carlo Belli e De Chirico, Magnani e Raboni, Perilli e Dorazio, Rotella e Franchina, Gatto e Cattafi, Zavattini e Ortega, Bernari e Pierro, Cetrangolo e Assadour, Carla Lonzi e Carla Accardi, Savelli e Penna, Alina Kalczyńska e Giulia Napoleone, Paolo Mauri e Gianluigi Melega, Pizzuto e Giovanola, Pugliese Carratelli e Strazza, D’Arrigo e Sciascia, Maccari e Turcato, Marisa Volpi e Balestra, Bonaviri e Ciarrocchi, Fazzini e Gentilini, Bram van Velde e Messagier.


 

Vanni Scheiwiller (Milano, 1934 - 1999) eredita Melotti dal padre Giovanni nel momento in cui, appena diciassettenne, subentra nella conduzione della casa editrice “all’insegna del pesce d’oro” che, nel 1944, aveva pubblicato il primo volumetto di Fausto: Il triste Minotauro. Negli anni che verranno, anche in ricordo di nonno Wildt, maestro di Melotti e di Fontana, non ci sarà momento importante della vita di Fausto, anche quelli dell’oblio, e della vita di Vanni, anche quelli delle difficoltà, che non venga rammemorato da una piccola incisione, da un disegno, da una cartella, da una poesia, da un libro che va ad occupare, con rinnovata distinzione, una ben precisa casella nelle collane della casa editrice, prima fra tutte “Arte Moderna Italiana”. È congiunta, inoltre, l’avversione allo sviluppo oratorio dei temi, arte o letteratura che sia, e l’adesione alla semplicità di mezzi espressivi ridotti all’indispensabile. Le sculture-poema, dai volumi senza materia e senza peso, in sintonia con la luce e con l’aria, sono una metafora dei suoi libri. L’ultimo dono di Melotti, quasi volesse sintetizzare questi pensieri rinnovati dall’incontro di Vanni con Alina, fu la bomboniera per il loro matrimonio: un sottile filo di metallo traccia le iniziali degli sposi nello spazio. Non più il VS lasciato sui cartoncini gialli per trent’anni ma il VA che segna l’inizio di una nuova stagione, anche dei libri.