Dopo i sussidiari sbagliati o almeno inesatti anche Atlanti che inneggiano all'ignoranza e proverbi che invece di essere la saggezza dei popoli diventano volgari o quantomeno indecenti.

A distanza di quattro mesi mi permetto di rubare ancora spazio. I lettori - e soprattutto gli insegnanti elementari, gli alunni e i loro genitori - comprenderanno senz'altro.
Ritorno innanzitutto sulla vicenda del sussidiario per le classi quinte elementari Focus, edito dalla Cetem, sul quale comparivano notizie sulla Basilicata a dir poco inesatte. Bene, nonostante la Cetem proprio dalle pagine del Quotidiano aveva replicato difendendo in un certo senso la veridicità di quanto scritto sul libro, c'è ora la buona notizia che sulla edizione in questi giorni in visione presso le scuole italiane finalizzata alla eventuale adozione del testo, le pagine relative alla nostra regione sono state riscritte. Diamo quindi atto alla Cetem del suo "mea culpa" e della sensibilità dimostrata e registriamo una piccola vittoria anche del Quotidiano.
Tutto qui, allora? No. Affatto. Perché dopo che della appena ricordata vicenda, come in molti ricorderanno, si è anche occupata Striscia la notizia, gli insegnanti lucani (ma io spero non solo questi) hanno rivolto molta attenzione ai libri di testo da adottare, e così - purtroppo - mi sono giunte voci di un'altra a dir poco incresciosa situazione. Questa volta al centro dell'attenzione un Atlante per le classi quarte elementari e le sue pagine dedicate ancora una volta alla Basilicata e stavolta anche alla Calabria. Se nella passata vicenda parlavamo di inesattezze, questa volta invece scadiamo nella volgarità, nel cattivo gusto e nelle difficoltà oggettive degli insegnanti che mi immagino a sforzarsi di spiegare quel che è scritto sul libro. Infatti, per ciascuna regione italiana, tra le cose di ammirevole intuizione ed esposizione, come alcuni elementi di etimologia, di fonetica e di etnologia, c'è uno spazio dedicato ai proverbi, scritti in dialetto con sottotraduzione in itali ano. E anche questa è una operazione didattica ben intuita ed esplicata sul testo. Lo sgomento (non mi viene altro termine) mi ha assalito quando ho letto uno dei proverbi della Calabria che trascrivo integralmente: "Va ppè s'annicari ed esci ccù lu culu chinu 'e pisci" (traduzione sul libro: Va per annegarsi ed esce dall'acqua con il sedere pieno di pesci (è sempre fortunato)". Espressione colorita, certo, fors'anche nell'uso comune, ma non proprio adatta per una discussione di studio con ragazzi di nove anni, con gli stessi insegnanti che potrebbero incontrare difficoltà a spiegare con dovizia di particolari il concetto e la metafora. Ben più grandi difficoltà invece quando si troveranno a dover spiegare uno dei proverbi lucani, che trascrivo sempre fedelmente di seguito:"Lu quazz' ca' nun vol fott' ric' ca' trova gli pil p'nnand" (traduzione sul libro: Chi non vuol far niente riesce sempre a trovare una scusa). Dopo quanto scritto resto davvero senza parole. Lascio ai lettori i co mmenti, ai maestri l'onere di spiegare ai ragazzi. La buona nuova è che molti insegnanti, dopo aver letto quanto sopra, non hanno adottato il testo. Per parte sua - da notizie assunte - la casa editrice - venuta a conoscenza della cosa -pare che abbia già mosso i primi passi al suo interno per riparare in qualche modo al danno, e per questo evitiamo al momento di svelarne il nome, visto che nei fatti pare stia smentendo il proverbio lucano sopra citato. Certo è che pare che questo testo sia in uso in gran parte delle scuole italiane già da qualche anno. e nessuno si è accorto di niente.

Angelomauro Calza