Prescindendo dagli ulteriori esiti della vicenda Eluana, constato che si stia giungendo alla fine di un macabro reality…

 

I frequentatori del sito mi consentiranno di ritornare, con dovuto rispetto ad Eluana, su un argomento già trattato tempo fa. È un triste reality quello a cui stiamo assistendo da giorni, da mesi, da anni; è un reality che ha come protagonista Eluana, una che non ha fatto preselezione, casting, ma è stata una giovane ragazza raccomandata (mai aggettivo fu più appropriato). Tutti abbiamo condiviso la tua raccomandazione al reality, ignorando però le “delusioni” di tanti altri che non hanno potuto prendervi parte: sei stata una privilegiata! È un reality come tutti gli altri: c’è il protagonista Eluana, c’è un conduttore che è una parte della magistratura, c’è il televoto affidato a chi è favorevole alla tua esclusione dal programma e a chi è favorevole (me in primis) alla tua permanenza. Ognuno sta svolgendo, a mo’ di Pilato, il proprio compito e la trasmissione fa record di ascolti per la gioia di chi ha investito in questo reality. Pensavo che il trash dei reality avesse raggiunto il fondo, invece devo ammettere che mi ero illuso; complimenti agli autori, che hanno saputo leggere le aspettative dei telespettatori creando il reality “la morte è servita”! Scusandomi per l’infelice ironia dell’articolo, esorto ognuno di voi a votare affinché il programma non termini e la giovane Eluana possa uscire dal reality solo al termine dello stesso e non prima, soltanto perché la gente si è annoiata, contribuendo così ad un calo fisiologico di ascolti, e il conduttore, insieme agli autori, ha deciso di terminare il programma. Su chi siano gli autori del programma ognuno è libero di fantasticare.

P.S. Con rabbia grido forte che se Eluana morirà per mano altrui saremo tutti responsabili della sua eliminazione e forse inizieremo ad essere meno certi del nostro grado di civiltà e di democrazia tanto sbandierato: tutti avremo accettato volenti o nolenti, con ipocrisia, passivamente ,e per legge, la cultura della morte.

Mario Di Sario