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Sabato 9 aprile 2011, alle ore 17.30, nelle Sale della Caccia destinate dal Musma alle esposizioni temporanee, si inaugura la mostra retrospettiva di Joaquin Roca-Rey, Opere dal 1948 al 2002, una indagine formale che tra mito e ritualità a cura di Giuseppe Appella...

 

Opere dal 1948 al 2002 (23 sculture, 69 disegni e opere grafiche) per mettere in luce una indagine formale che tra mito e ritualità, ha saputo cogliere il meglio del linguaggio moderno.

Nella Saletta della Grafica, per chiarire i rapporti di J. Roca-Rey col Surrealismo, opere di Arp, Brauner, Calder, Dalì, De Chirico, Dominguez, Ernst, Hare, Lam, Magritte, Man Ray, Masson, Matta, Mirò, Picabia, Picasso, Tanguy, DorotheaTanning. 

Sabato 9 aprile 2011, alle ore 17.30, nelle Sale della Caccia destinate dal Musma alle esposizioni temporanee, si inaugura la mostra retrospettiva di Joaquin Roca-Rey. La mostra, a cura di Giuseppe Appella, accoglie un nutrito gruppo di opere(23 sculture e 69 tra disegni, taccuini e opere grafiche, datati dal 1948 al 2002), che dal natio Perù a Roma trovano modo di liberarsi dell’involucro preincaico di magia e ritualità (assemblage di ferro forgiato con evidente realismo) senza abbandonare il mito ritrovato nelle forme più avanzate del linguaggio moderno, come a dire la scultura di Chadwick e di Moore, di Consagra e diDavid Smith, la pittura di Magritte, rivisitati nell’architettura di Roma, nel suo rigore e nella sua enfasi. È il momento in cui gli Incas, i Maya, gli Atzechi, il barocco latino americano si confrontano con Roma antica e Roma seicentesca riconoscendovi attinenze di sacralità sessuale subito esplicitata in allusioni misteriose e ironiche, nel totem elevato a simbolo dell’identità tra uomo e cosmo, elemento soggetto alle continue trasformazionidi una fantasia tra le più vive della scultura del secolo appena trascorso. Fantasia che permette a Roca-Rey, in una perenne estensione di contrasti, resi evidenti anche dalla scelta dei materiali utilizzati, una sorta di scambio tra leggerezza e solidità, pieno e vuoto, concavo e convesso, eros e gioco, inquietudine e malinconia, tipiche del surrealismo. 
Joaquìn Roca Rey nasce a Lima nel 1923, frequenta l’Accademia Nazionale di Belle Arti di Lima, nella quale diventa più tardi professore. Si appassiona alla scultura nell’atelier dell’artista spagnolo Victorio Macho, che segue durante gli anni della formazione, e poi di Jorge Oteiza. Fin dell’inizio della sua attività, a metà degli anni ‘40, la sua scultura coniuga, con equilibrio ed armonia, ricerca formale ed espressività esistenziale dando luogo a forme essenzialmente simboliche. Le espone per la prima volta nella Galeria Lima nel 1948 e l’anno dopo nel Museo de America di Madrid.
Nel1949vince una borsa di studio che gli consente di viaggiare in Europa. Si ferma a Firenze, dove ritorna nel 1951, dopo aver soggiornato in Spagna, Portogallo, Francia e Belgio. Studia le opere di Pisanello, Paolo Uccello e Piero delle Francesca, che lo influenzano profondamente. Conosce la gallerista Fiamma Vigo che gli organizza una personale nella Galleria Numero, a cui seguiranno quelle nella Galleria Zodiaco di Roma, nella Galleria Breteau di Parigi e nella Galleria Biosca di Madrid.
Nel 1952 sposa a Roma Alessandra Andreassi, e ritorna in Perù dove rimane fino al 1963insegnando scultura prima presso la scuola d’arte dell’Università Cattolica e poi presso la Facoltà di Architettura di Lima.. Rientrato a Roma, vi alternai soggiorni con Carrara, Pietrasanta e Deruta.