...dal quotidiano di informazione Roma del 20 maggio Sant’Andrea Avellino era un monaco teatino, nato nel 1521 a Castronuovodiventato di Sant’Andrea in suo onore, vissuto per circa sessant’anni a Napoli, la città che è stata la sua seconda patria...

Sant’Andrea Avellino era un monaco teatino, nato nel 1521 a Castronuovo, il paesino in provincia di Potenza che dal 1863 è diventato Castronuovo di Sant’Andrea in suo onore, è vissuto per circa sessant’anni a Napoli, la città che è stata la sua seconda patria.
Considerato santo quando era ancora in vita, era famoso in Italia e all’Estero. Sia i potenti, sia gli umili facevano a gara per averlo come direttore spirituale, tanto che al suo confessionale c’era sempre fila per confessarsi. Il 22 maggio ricorre il terzo centenario della canonizzazione, ma purtroppo l’evento è caratterizzato da un assordante silenzio da parte delle istituzioni e delle strutture religiose a lui legate.
La morse lo colse all’improvviso, la mattina del 10 novembre del 1608, quando si trovava, nella basilica napoletana di san Paolo Maggiore, ai piedi dell’Altare della Cappella oggi a lui dedicata, e iniziò a recitare il salmo «Salirò all’altare di Dio»: ebbe un colpo apoplettico, cadde e verso sera spirò.
Sono tanti gli episodi registrati negli atti del processo di canonizzazione che destarono viva impressione nel popolo napoletano, che gli tributava stima e venerazione.
Sin dal momento della morte, i suoi devoti, dai più umili ai più potenti, si attivarono per sollecitare le strutture della Chiesa a istruire i necessari processi per iscriverlo nell’albo dei santi. La fama di santità di Andrea Avellino oltre che nella città di Napoli, dove erano conservate le sue spoglie, si diffondeva ovunque. Negli anni immediatamente successivi alla morte furono aperti i processi nelle varie località dove era vissuto e dove si erano registrati molti miracoli: Napoli, Sorrento, Palermo, Piacenza, Roma.
Potenti nobili, italiani e stranieri, si prodigarono per sostenere questa causa, in quanto conoscevano bene padre Andrea, essendo stati diretti spiritualmente da lui, talora con una corrispondenza epistolare.
Il Cardinale Ottavio Acquaviva d’Aragona, Arcivescovo di Napoli, poco più di un anno dopo la morte, il 10 gennaio 1610, diede mandato di formare il Processo, che, dopo la parte istruttoria, iniziò nel 1613 e terminò nel 1619.
Papa Urbano VIII il 28 settembre 1624 firmò un Breve Apostolico con il quale dichiarava solennemente Beato Andrea Avellino. I Padri di Napoli, in seguito alla beatificazione, trasferirono le spoglie sull’Altare della Cappella dove padre Andrea si apprestava a celebrare la Messa l’ultimo giorno della sua vita, e dove ancora sono conservate.
Per la beatificazione fu fondamentale il processo che si svolse a Napoli dal 12 ottobre 1613 al 20 maggio 1619, durante il quale furono ci furono moltissime testimonianze sulle virtù, sulla santità e sui miracoli di padre Andrea. Dopo l’emissione del Decreto di Beatificazione ci furono grandi festeggiamenti in molte città italiane e straniere. Napoli festeggiò in modo particolare il 29 settembre, in occasione della traslazione della statua d’argento, con la reliquia del Beato, da San Paolo al Duomo, nella Cappella del Tesoro, e poi in occasione del primo anno della beatificazione, il 10 dicembre 1625. Solenni cerimonie si ripeterono in moltissime città italiane e anche a Madrid, alla presenza di Filippo IV. Numerose città proclamarono l’Avellino patrono, prima fra tutte Palermo, e poi Napoli, Bitonto, Piazza Armerina, Badolato, Castronuovo, Sant’Arcangelo, Tursi, Stigliano, Nola, Capri, Vico, Cosenza, l’isola di Sicilia. Il beato Andrea venne proclamato nono patrono di Napoli il 25 settembre 1625 e la sua statua, secondo la tradizione napoletana, partecipa alla processione in onore di San Gennaro. I devoti del Beato Andrea erano impazienti di vederlo canonizzato. Per i tanti miracoli e prodigi, la devozione verso di lui crebbe sempre di più, e ci furono istanze avanzate alla Santa Sede per formare altri processi sui nuovi miracoli. Si deve giungere ai primi anni del pontificato di Clemente XI (1700 – 1721) per avere una rivisitazione più sostanziale della causa, durante la quale si presero in esame otto miracoli, tutti provenienti dal processo della diocesi di Anglona che si tenne a Senise, nella Chiesa di S. Francesco dei Padri Conventuali, dal 2 novembre 1680 al 12 maggio 1681. Di questi, ne furono approvati tre: riguardavano guarigioni istantanee di due bambini di Senise e di un bambino di Castronuovo. Anche in questo caso fu importante il processo che si tenne a Napoli dal 4 maggio 1679 al 26 gennaio 1680 nel percorso verso la canonizzazione. La Sacra Congregazione dei Riti si riunì il 18 novembre 1704 e, dopo una dettagliata relazione su quanto contenuto nei processi in merito alla Santità, Virtù eroiche e Miracoli del Beato Andrea Avellino, concluse, a pieni voti, che Sua Santità Clemente XI poteva procedere alla solenne Canonizzazione del Beato. 
Il 12 maggio 1707 il decreto era pronto, ma il Pontefice voleva effettuare un’unica cerimonia, in San Pietro, con la canonizzazione anche di Pio V, Felice da Cantalice e Caterina di Bonomia, i cui processi volgevano a termine. Passarono cinque anni per arrivare alla fine. 
Il 22 maggio, festa della Santissima Trinità, in San Pietro ci fu una cerimonia solenne per la canonizzazione dei quattro nuovi santi. Subito dopo altre città lo hanno proclamato loro patrono: Monasterace, Benevento, Capua, Sorrento, Bari, Lecce, Foligno, Messina, Milano, Piacenza, Bagnolo Cremasco, Gardone Riviera, Fidenza, Montoro, Senise, Roccanova, Folignano. All’estero l’isola di Maiorca. In Canada, una piccola cittadina, fondata 150 anni fa, dove vivono 3.500 persone, si chiama Saint André Avellino, in suo onore. Pensando alle feste che furono fatte in moltissime città italiane, e tra queste in modo particolare a Napoli, e in molte città straniere dopo la sua beatificazione e dopo la canonizzazione e a quanto non viene fatto oggi, si è presi da una profonda tristezza.
Uno dei più illustri personaggi della storia di Napoli del Cinquecento, tra i teatini e tra i rappresentanti della Chiesa universale è caduto nell’oblìo. Solo i suoi concittadini, con le poche risorse disponibili, si sono attivati per realizzare delle strutture per ricordarlo e si stanno prodigando per cercare di coinvolgere le istituzioni civili e religiose che hanno sempre molto promesso e poco fatto.
Oggi, purtroppo, un Santo non fa più notizia!

NICOLA ARBIA