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Eletto nel 1584 e riconfermato nell'anno successivo, A. fu preposto contemporaneamente delle due case che l'Ordine aveva allora in Napoli, quella di S. Paolo Maggiore e quella dei SS. Apostoli. Nei tumulti avvenuti nel maggio 1585, in cui fu trucidato G. V. Starace, «eletto della plebe », ritenuto responsabile della carestia che affliggeva allora la città, A. fece opera di pacificazione e mise anche a disposizione dei più bisognosi le risorse della sua famiglia religiosa. Essendo stato nel 1593 assassinato suo nipote Francesco, A. non solo perdonò l'uccisore, ma volle che altrettanto facessero i suoi familiari.
Dotto nelle scienze ecclesiastiche, ricco di doni straordinari e di celesti carismi, quali la profezia e i miracoli, che gli conciliarono l'ammirazione e la devozione di nobili e di plebei, A. scrisse circa tremila lettere spirituali, e numerosi trattati e opuscoli di ascetica, di esegesi biblica e di argomenti vari. Il 10 novembre 1608, mentre nella chiesa di S. Paolo Maggiore si accingeva a celebrare la Messa, A. cadde colpito da un attacco di apoplessia ai piedi dell'altare; moriva, rasserenato da una celeste visione, la sera dello stesso giorno.
Iniziatisi i processi informativi nel dicembre del 1614, fu beatificato da Urbano VIII il 14 ottobre 1624 e canonizzato da Clemente XI il 22 maggio 1712. Il suo corpo si venera nella chiesa di S. Paolo Maggiore. La festa di A., invocato quale celeste protettore contro la morte improvvisa, si celebra il 10 novembre.