Grazie a Giuseppe Arbia pubblicheremo - da oggi - alcune pagine del suo libro Storie del Rione Trappeto... indelebili scene di vita in cui prosperava la nostra essenza di castronovesi...

 

ll mio Paese

A stento s’odon le voci del trappeto
sin dove a San Filippo s’adunan sulle porte.
La Manca e la Cerasia bisbigliano
Rafforzano la saggezza di un ceppo antico.

La sagacia, le prove, i volti fieri,
scolpiti dagli anni s’affollano in Piazza Marconi.
Ai muretti di Santa Maria della Neve.
Nella cantina della Tammurra s’ode un canto,
in quella di Prospero un rauco grido.
Pasquale batte la suola con fare solenne.
Io, assorto, ripasso le scene al muro:
là i lupi famelici, là una pantera...
Ciccio, seduto, sonnecchia al sole di febbraio,
come zi’ Nicola da Iachimo, centomestieri.
Annalucia prepara le cartucce.
Parla di caccia con Agostino e Italia.
Vicienze Gianni guarda Barbanera,
scrutando il futuro e le stagioni di Cielo Agreste.
La gente sale al Castello.
I muri fumano al sole invernale.
A San Rocco c’è a Carlicchie
Direte o’ varre cumpa Ernesto... in esilio.
Al corso i sarti modellano i vestiti:
Papà riscalda le mani al braciere,
mamma taglia nu’ vantisine.
Le case si arrampicano a Santa Caterina,
alla Catuna soffocano le grotte.
Il Giardino tende le braccia al Serrapotamo.
La strada dalle schune rimosse
apre a Senise e al mondo impalpabile...
I seegni incerti di un commercio chiuso!
Sono poche le persone rimate!...
Pur s’ode ancora cumpa Zirillo
che batte il ferro sull’incudine
e cumpa Alessandro e Pippino a Cassene
che stringe “u’ turcinele”.
U Sinisariello accorda “o suoni”. Addensa le nubi.
La nebbia che sale avvolge
i quadri sparsi di un tempo che fu’...
stampati ne cuore, memoria alla ruggine del tempo.
Là nella vigna s’ode
il passo grave di mia madre.
Papà batte sui pali.
Nella Rauta, un rospo rugoso,
mi attende balbettando saggio:
ricorda la fatica degli ulivi!
La tempa di Wringhe e della Cerasia
Ci serrano di note struggenti.
E sembra che tutto il mondo è qui,
che non è cambiato niente
che tutto ritorna stringendo il cuore!
Con chi parlerò ora?
Mi siedo al Castello, scrutando il Pollino
Di là dell’ultimo infinito vedo sbiaditi scenari.
Chi capirà gli eventi?
Forse è tempo di migrare
per altri approdi lontani, forse,
rincorrendo sogni mai avverati.
La giovane prole batte altri sentieri
indovinando le linee incerte del futuro.
Ora tante case sono vuote...
Non più gli asini ferrati
limano gli zoccoli sulle selci con passo lento,
e i sorcigni non cantano ala pioggia che arriva.
Ma sui muri pallidi, ogni volto è presente.
Ritorna a rammentarci le nostre radici.
Il canto roco del gallo
fa eco ai paesani a San Rocco,
salutando chi parte con Pietro alle due.
Ritorna al borgo reietto qualcuno...
ad agosto… qualcuno non più...
...e un nodo umido ti strozza la gola!

Luglio 2009