Tra pochi giorni arriveranno le tanto attese elezioni, con creazione di tanti nuovi posti di lavoro, stabilizzazione di precari e magari - ma questo è di poca rilevanza - inizio di una buona e sana amministrazione della "Cosa Pubblica"...

Sono oramai imminenti le elezioni e con l’accidentale concomitanza di dover "amministrare la cosa pubblica" si creeranno forse nuovi posti di lavoro, nell’ordine di un migliaio. Sono nuovi posti? Alcuni, sì, altri, invece, e costituiranno la stragrande maggioranza, sono i posti destinati ai politici precari che troveranno stabilità. Sono questi i posti riservati alla figura professionale del "cuoco parlamentare". 
Ahimè, però, questi nostri politici sono, più che abili cuochi, manipolatori della cucina in quanto hanno tutti la stessa ricetta:

  1. abbindolare con chiacchiere;
  2. fare promesse da non poter, ma sarebbe meglio dire voler, mantenere;
  3. far trascorrere, se ci riescono e come se ci riescono, una parte di legislatura al fine di raggiungere il meritato vitalizio;
  4. indire nuove elezioni per continuare a lavorare.

Se la ricetta è la stessa per tutti, a cambiare sono gli ingredienti e le dosi consigliate. 

Per la maggiore, si "utilizzano":

  1. fantomatici nuovi posti di lavoro, esclusi i loro;
  2. riduzione della spesa pubblica, ma non il loro sperpero; 
  3. lotta all’evasione, ma ben venga il condono, e tanto meglio se tombale, per chi delinque; 
  4. favorire la crescita e lo sviluppo, ma per questo c’è sempre tempo nella nuova legislatura, ma non in quella imminente;
  5. metter in atto, o meglio in scena sul teatro del Parlamento, lo spettacolo dell’impossibilità, forse dell’incapacità, di fare riforme a causa della patata bollente che le due Camere, amorevolmente, si passano.

È difficile, ma secondo me è vero, ammettere di essere in disagio in questa ennesima campagna elettorale; non è certamente facile votare il cosiddetto "meno peggio" né tantomeno esprimere delusione, rabbia, - evviva l’eufemismo -, manifestando il cosiddetto voto di protesta. Concludo con il sincero auspicio che chi vinca queste elezioni sappia cucinare non pietanze succulente per pochi, ma un buon piatto di pasta italiana per tutti. Signori, buon appetito.

Mario Di Sario