Chiesa di Santa Maria della Neve
Chiesa di Santa Maria della Neve (Chiesa Madre). E' molto antica ma si ignora la data della sua fondazione. Nell'elenco dei debitori, tenuti alla prestazione di censi, terraggi, ecc. verso questa Chiesa nel 1823, si trova iscritto il comune di Castronuovo per una somma dovuta a titolo di beneficienza, in base ad una Bolla di Fondazione nel 1586.
Chiesa di Santa Maria della Neve (Chiesa Madre). E' molto antica ma si ignora la data della sua fondazione. Nell'elenco dei debitori, tenuti alla prestazione di censi, terraggi, ecc. verso questa Chiesa nel 1823, si trova iscritto il comune di Castronuovo per una somma dovuta a titolo di beneficienza, in base ad una Bolla di Fondazione nel 1586. Quindi in tale anno. la Chiesa esisteva già ed esisteva anche prima, perché è segnata nelle carte topografiche allegate alle rationes decimarumdella Diocesi di Anglona dei secoli XIII e XIV, compilate da Domenico Vendola.
Probabilmente funzionava sotto diverso titolo e s'identificava con quella Chiesa di S. Michele Arcangelo, elencate tra le dipendenze del Monastero di S. Elia di Carbone in età Normanna. Che fine abbia fatto la chiesa di San Michele Arcangelo non si sa. Probabilmente sorgeva sull'area dell'attuale Chiesa Madre che, sovrapponendosi ad essa, ne ha cancellato tracce materiali ed onomastiche.
Risale quindi al XVIII-XIX secolo, ma si presume - sulla scorta di altre fonti - che sia stata edificata sulla a ridosso delle mura realizzate a sostegno delle abitazioni sovrastanti all'area dell'antica Chiesa Madre di San Nicola (XIV-XV) o Grancia di San Nicola alle dipendenze della Certosa di S. Niccolò di Francavilla. Sulla facciata della stessa Lancillotto, all'età di 17 anni, a ricordo del suddiaconato - da parte del Vescovo della Diocesi di Anglona Tursi - scalfì con un chiodo la frase: "Anno Domini 1537 cantavit epistolam, subdiaconus Lancillotus de Avellino, die 17 augusti". Nel sommario del processo per la beatificazione del Servo di Dio, Don Basilio Cappuccio, segretario e vicario foraneo, dichiarava "di avere sentito parlare della Santa vita del Padre Andrea Avellino che fu elevato al suddiaconato il 17 agosto 1537". All'inizio del 1614 a seguito - per cause non note - del crollo dell'antica Chiesa Madre di San Nicola, rimasero miracolosamente in piedi il campanile e provvidenzialmente la parte di muro che evidenziava quanto scolpito dal giovane già tanto timorato di Dio.
L’esterno presenta un portale in marmo con trabeazione aggettante decorata, sovrastata da una nicchia contenente una statuina in marmo della Madonna. Sulla sinistra c’è un portale più piccolo. La composizione della facciata termina con un timpano, al centro del quale vi è un orologio.
Un campanile a vela con doppia campana sovrasta il tutto. Più a sinistra svetta un campanile sopraelevato a cuspide con due file di arcate sovrapposte. L’interno si presenta con due navate, una centrale e l’altra laterale a sinistra, decorate con stucchi in stile barocco ed un soffitto in legno con un affresco raffigurante Sant’Andrea Avellino tra gli Angeli e la Vergine Maria realizzata dal pittore Sebastiano Paradiso nel 1966;
Alle spalle dell’altare maggiore si presenta un altro affresco del citato pittore raffigurante l’Ultima Cena. Oltre alle numerose tele, dipinte ad olio, gelosamente custoditi vi sono un tabernacolo in marmo policromo con sportellino d’argento raffigurante la Resurrezione di Cristo; un mobile in legno lavorato ad intarsio del 1790; un fonte battesimale in pietra e legno di artigiani locali risalente al XVIII-XIX secolo; un confessionale del XVIII secolo; una balaustra di marmo dell’XI secolo.
Agli inizi del secolo scorso, la Chiesa Madre era malandata in tutta la sua struttura, con una lamia impregnata d’acqua sul punto di crollare, finestroni senza vetri e tetto privo di embrici. Nel 1834 il tetto crollò e il comune stanziò 760 ducati per ripararlo. Quando cominciarono i lavori, il soffitto che era fracido crollò di schianto, sfondando il pavimento e rompendo gli altari. A stento si salvarono i muratori che ripararono le mura. A memoria di questo fu collocata nel presbiterio – sulla destra guardando l’altare una lapide:
A Dio Ottimo Massimo
Grazie
alla munificenza e costante generosità
del benevolo principe
e re delle due Sicilie Ferdinando Secondo;
alla pietà e all’opera eccellente
dei maggiorenti e del Clero di questa Chiesa Parrocchiale;
allo zelo e alla liberalità del Corpo municipale
alla devozione e alle offerte di tutti i cittadini;
questo altare maggiore
costruito in marmo e tutto il tempio in rovina
scosso da una tempesta
il giorno 7 del mese di maggio 1834
all’ora quarta dopo l’aurora
rimasti illesi i cittadini
nello stesso anno
con ammirevole celerità interamente
fu restaurato dipinto e ornato.
In questa occasione furono riparati il coro, i finestroni e fu rifatto l’altare maggiore e furono eseguite diverse pitture tra cui: i quattro Evangelisti, il quadro della Visitazione. Ulteriori lavori vennero fatti nel 1835 e dal 1851 al 1853. Il 16 Dicembre 1857 un terrificante terremoto annullò tutti gli interventi precedenti rendendo la chiesa inagibile. Restaurata parzialmente nel marzo del 1859 con i vari sussidi del Re Ferdinando II, fu riaperta al culto nel maggio del 1859. Le condizioni non migliorarono negli anni successivi e in un verbale di consegna del Beneficio Parrocchiale al neo Parroco nel 1834 – Arciprete Nicola Travascio – troviamo scritto: “La Chiesa è a due navette e trovasi in uno stato molto deplorevole ed ha bisogno di molte riparazioni”. In questo verbale la Chiesa Parrocchiale di Castronuovo di S. Andrea viene indicata sotto il titolo di S. Maria della Neve, mentre sia in precedenza che successivamente è detta S. Maria Mater Rosae. Dal 1986 è intitolata nuovamente a S. Maria della Neve.
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