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L'Emigrazione in Basilicata

Molti furono i lucani che abbandonarono la propria terra in cerca di fortuna. Nel solo anno 1900, secondo i dati del Commissariato Generale dell’Emigrazione, furono 10.797 ad attraversare l’Oceano, di cui: 4730 diretti verso gli stati Uniti, 2924 in Argentina e Brasile. Attualmente sono 650 mila i lucani che vivono sparsi nel mondo, questi sono i discendenti di quelli che emigrarono alla fine del XIX secolo.

Essi presero la via dell’esilio con il loro bagaglio fatto di povere masserizie, ma ricco di tradizioni. Viaggiatori per bisogno, fuggirono da un territorio al quale l’unificazione nazionale non aveva dato quell'impulso economico in cui si era sperato: i contadini non avevano migliorato le proprie condizioni, erano rimasti semplici braccianti agricoli nelle terre dei latifondisti, e solo negli anni ‘60, con la riforma agraria, molti terreni furono espropriati e dati ai contadini. Le cause che determinarono questo grande esodo furono soprattutto cause territoriali, come la conformazione geologica e la scarsa produttività del suolo: non vi erano terreni adatti all’agricoltura, quasi tutti argillosi o occupati da boschi, e quindi la densità demografica non era proporzionale alle risorse della terra.

La popolazione abitava soprattutto sulle colline poiché in pianura i terreni non erano ancora stati bonificati e imperversava la malaria. Ed è per questo, che pur lavorando incessantemente, i raccolti ed i guadagni erano insufficienti al sostentamento. Inoltre vi era un clima di sfiducia e di demoralizzazione. Chi partiva non si sentiva realizzato e di conseguenza, pensava di essere un peso per la società. Dopo un primo sconcertante impatto con i luoghi di quarantena come “Ellis Island”, subivano l’ umiliazione di dover fare lavori squallidi, rifiutati da chi aveva conosciuto il benessere. Non fu solo una fuga dalla miseria, ma costituì un doloroso distacco, uno sradicamento struggente da tradizioni, costumi, affetti, famiglia e luoghi d’origine.

Gli emigranti non furono solo braccia a buon mercato, per lo sviluppo economico di quelle nazioni che in un primo momento li tollerarono e li sfruttarono senza scrupoli, ma generazioni di valenti artigiani lucani, di costruttori, professionisti e addirittura banchieri, che contribuirono all’arricchimento economico delle terre in cui espatriarono. L’emigrazione aveva rappresentato, prima del fascismo il fenomeno, che più di ogni altro, aveva mutato il volto della Basilicata, spopolandola ampliamente, mentre la popolazione italiana aumentava, quella lucana subì un calo del 10 per cento. Molteplici furono le cause di questo fenomeno: dalla miseria in “piccole proporzioni” a quella su larga scala, dall’attività di allevamento al disboscamento, dalle pessime condizioni idrogeologiche a quelle igieniche.

La persistenza di questa economia agricola arretrata e lo sviluppo di quella americana, spingono all’emigrazione masse di contadini, in particolare del Meridione. Il nuovo stato, poi, non è in grado di prendere provvedimenti per affrontare e combattere alle radici questi problemi; al contrario, le scelte del governo, migliorano solo le condizioni dei più ricchi, aggravando quelle di operai contadini e proletari, l’unica via d’uscita era l’emigrazione. Ed è tutta la regione a spopolarsi a vista d’occhio: restano solo paesi ormai abbandonati.

Con la fine della Prima Guerra Mondiale e con l’avvento del fascismo i grandi flussi migratori si restrinsero drasticamente. Ma negli anni successivi, si sviluppa un movimento migratorio spontaneo, diretto in particolar modo verso gli Stati Uniti.

A partire furono soprattutto uomini, ma da considerare eroico è anche il ruolo delle donne che, durante gli anni della grande emigrazione, assunsero un’influenza determinante nell’ambito della famiglia. Così nella regione si passò dalle 193 donne emigrate nel 1876 alle 5.565 del 1901. 

Se eroico fu il ruolo di quelle che seguirono i loro uomini in terre lontane, lo fu altrettanto per quelle che rimanevano in patria, costituendo l’unico e solido punto di riferimento di quelle famiglie senza il capofamiglia. Il continente americano, soprattutto gli Stati Uniti, per la forte richiesta di manodopera non qualificata rappresentava, quindi, la meta privilegiata dei lucani che lasciavano la propria terra in cerca di fortuna, lavoro, ecc. , ma anche l’Argentina ed i suoi territori ancora non sfruttati, vengono raggiunti da molti.

Diverse le destinazioni, diversi i mestieri e le attività svolte nei paesi d’immigrazione. Più cospicuo il flusso migratorio fino al 1902 verso l’America Latina. Oltre ai contadini, molti artigiani lasciarono la propria terra e fuggirono in America a cercarvi il pane e la fortuna. Per dare una visione del fenomeno migratorio lucano vi vogliamo proporre alcune cifre:

  • Nel 1876 partirono 1102 persone delle quali 909 maschi e 132 femmine;
  • Nel 1877 partirono 1123 persone, 877 maschi e 242 femmine;
  • Nel 1878 partirono 2441 persone delle quali 1806 maschi e 635 femmine;
  • Nel 1879 ne partirono 5759 persone 3992 maschi e 1767 femmine.

Come possiamo constatare il numero dei maschi è di gran lunga superiore a quello delle donne. 
Molte volte per pagare il viaggio che costava circa 100 ducati, oltre a vendere la propria casa o l’orticello chiedevano dei prestiti presso gli usurai o presso quegli emigrati che erano ritornati e che investivano i loro risparmi prestandoli a quelli che partivano. Molti di quelli che tornavano in paese a volte compravano un pezzetto di terra oppure mettevano su un piccolo commercio. 

Una conseguenza estremamente negativa, fu che molte mogli rimaste a casa coi bambini, facevano debiti perché i soldi che ricevevano erano insufficienti, poiché in parte venivano restituiti, con gli interessi, all’usuraio e in parte servivano al sostentamento della numerosa famiglia. Per questo molte mogli finirono spesso per cadere in balia del “signore del paese”, partorendo figli illegittimi che spesso 
erano costrette ad abbandonare.

L’unica cosa da farsi per impedire questo mal costume delle donne, era quello di portarle con se in America, magari facendo un doppio debito. Alcuni lo fecero, altri preferirono lasciare le donne al loro destino, formandosi una famiglia oltreoceano. In Basilicata l’emigrazione si è dimostrata un fenomeno negativo poiché, essendo un territorio già di per se a bassa densità di popolazione, non ha fatto altro che impoverire di risorse umane questa terra, già di per se svantaggiata a causa di un territorio impervio e improduttivo.