Che mondo sarebbe senza “la storia dell’arte nelle scuole”? Un mondo normale, una scuola normale almeno per l’ex ministro Maria Stella Germini la quale si è vista bene dal cancellare o ridimenzionare l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole con l’approvazione della riforma del sistema scolastico (nn. 133 e 169/2008) già in vigore dal 2009.

 

Problema affannoso che apre dibattiti più o meno accesi sulla necessità del provvedimento, e che a distanza di anni e di tagli pone grandi interrogativi sul senso civico ed etico da inculcareai nostri studenti, i cittadini del domani. Perché se è vero che un Istituto Tecnico sia più interessato a materie scientifiche piuttosto che sapere chi èBernini o Mantegna, è pur vero che ci troviamo di fronte a un paradosso quello di vivere nel Paese con la metà del patrimonio artistico del mondo occidentale.

Andando per il sottile, stiamo rinunciando non soltanto alla Storia dell’arte, ma anche a tutte quelle discipline che sono a corredo dell’insegnamento: il disegno, le pratiche grafico descrittive, grafico visive, con le quali gli uomini del rinascimento hanno reso grande l’Italia. Un domani chi saprà che cos’è una prospettiva, che cos’è una tempera, che cos’è un olio… e l’Italia è la patria di Michelangelo e Raffaello.

E non è poco! Diciamo che la storia dell’arte non riguarda più la maggior parte dei ragazzi che frequenta la scuola italiana essendo questa parte in maggioranza negli istituti tecnici e professionali. Ma questo non è discriminante? Ragazzi di serie A e ragazzi di serie B? Esistono studenti ai quali va data l’opportunità già nella scuola di sapere e salvaguardare il proprio patrimonio artistico e culturale.  E’ normale pensare che chi non frequenta studi umanistici non debba sapere o conoscere i capolavori dell’arte italiana? A questi ragazzi togliamo la possibilità di produrre, rinnovare e proteggere l’arte.

E’ possibile che i nostri ragazzi non debbano sapere che l’arte è un concetto universale, è il nostro modo di sentire, vivere e affrontare la vita, che la bellezza dell’opera d’arte è la bellezza della natura e dell’uomo come capolavoro artistico. E’ dovere di uno Stato, formare i suoi cittadini, gli studenti, su una comune matrice storica ed educativa. La scuola è il nostro futuro, per non parlare di quei professori e docenti di storia dell’arte che vivono il dramma della disoccupazione.

E dunque voglio cogliere la provocazione degli studenti di Storia dell’arte della Sapienza di Roma, una pagina facebook: "l’Italia è il centro dell’arte, ma l’arte non è il centro dell’Italia". Questa - per parafrasare l'Oscar di Paolo Sorrentino - è la Grande Bruttezza.

Maria Antonietta Galasso