A Castronuovo di Sant'Andrea il 22 maggio 1905 da Giovanni Battista e La Colla Maria Donata nasce Appella Nicola che lascerà un segno molto importante nella storia castronovese e non solo... "Pe' Currivo" tratto da "Fiori di cicoria" di Franco Muratori è il capitolo dove l'autore mette per iscritto come, tra i 100 mestieri di Zio Nicola sia nato quello di Fotografo...
Chi c’era, nell’intero paese ed in tutte le campagne del circondario, che non stimasse ed amasse zio Nicola?
Nessuna famiglia poteva onestamente vantarsi o rammaricarsi di non aver ricevuto da lui un servigio, una gentilezza, un aiuto!
Zio Nicola era un uomo di molte capacità e ciò, unito al fatto che aveva anche un animo profondamente buono, produceva effetti ammirevoli. Qualità e capacità, dunque, riunite nella stessa persona, ma mentre le prime, intelligenza, mitezza, cortesia, bontà d’animo, trasparivano chiaramente dal suo viso e dall’espressione dei suoi occhi sempre sorridenti, azzurrissimi, le seconde non potevano essere rivelate da suo aspetto perché zio Nicola, giunto ormai sulla sessantina, vestiva poveramente come aveva fatto da sempre, in maniera quasi trasandata anche se pulita; non aveva insomma sembianza di persona che avesse guadagnato molto nella vita.
I suoi prezzi erano stati sempre minimi e poi, poco poco immaginasse di causare ad alcuno una qualche difficoltà, si vergognava lui delle domande che gli venivano rivolte sull’ammontare dei compensi dovutigli, si schermiva e, girando la testa altrove, prendeva a balbettare quasi incomprensibilmente:
<<Niente… ma niente… un’altra volta.
Non vi preoccupate… un’altra volta!>>
Era stato noto anche a Carlo Levi come fotografo ambulante e come bastaio; andandolo però a trovare nella sua stanza negozio-officina-deposito-laboratorio, ci si rendeva conto con stupore che le sue attività spaziavano in campi ben più numerosi e disparati.
Quella stanza, molto grande, misurava all’incirca dieci metri per sei ed era l’unico ambiente interno di un piccolo edificio costruito sul margine estremo dell’abitato; più in là, oltre la parete di fondo nella quale si apriva una grande finestra, c’era il dirupo.
Davanti alla finestra zio Nicola aveva sistemato una vecchia poltrona da barbiere con accanto un tavolinetto dove stavano, poggiati alla rinfusa, pettini, forbici, rasoi, pennelli da barba, la cotoletta dell’acqua dove intingeva il pennello, la tazza con il sapone sfuso e molte altre piccole cose. Chi si sedeva su quella poltrona vedeva soltanto un quadrato di cielo, così vicino che pareva entrasse insieme alla luce nell’interno della stanza, ma, affacciandosi, avrebbe potuto guardare il torrente che serpeggiava lontano sul fondo della vallata ed i rettangolini colorati degli orti, serrati fra le sponde e le colline rincorrentisi fino all’orizzonte.
Non c’era davanti alla sedia uno specchio per potersi mirare: del resto, i clienti di zio Nicola barbiere, a parte la loro totale mancanza di pretese estetiche, si fidavano ciecamente di lui al punto che si addormentavano talvolta mentre egli insaponava loro la barba od aggiustava a punta di forbici basette e sfumature.
Di costituzione sottile, era però integro nella mente e nel corpo, sano come un pesce insomma, aveva soltanto uno strano piccolo disturbo nervoso: soffriva, si fa per dire, di una ricorrente inversione del ritmo del sonno per cui gli capitava di restare sveglio per gran parte della notte e di appisolarsi invece durante il giorno, specie quando non era impegnato in qualche lavoro che richiedesse costante attenzione. Dicevano i ragazzotti spiritosi del paese che era stato trovato addormentato insieme ad un cliente, lui in piedi con il pennello in mano ed il cliente con la faccia mezza insaponata; a me non è mai capitati di vederlo così e non ho mai creduto a questa storia...(Fine prima Parte)
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