Nell’ambito della Triennale Europea dell’Incisione
L’inesauribile slancio creativo di Tilson

Le sue grafiche esposte a Villa Manin di Passariano di Codroipo 

Joe Tilson nasce a Londra nel 1928; si forma al Royal College of Art di Londra con Kitaj, Peter Blake, Allen Jones e David Hockney e, nel 1955, dopo aver vinto il Premio Roma, lavora e vive nella capitale italiana, dove conosce Joslyn Morton che studia con Marino Marini all’Accademia di Brera a Milano; si trasferiscono in Sicilia, a Cefalù, e poi a Venezia, dove si sposano nel 1956.

*****Joe Tilson nasce a Londra nel 1928; si forma al Royal College of Art di Londra con Kitaj, Peter Blake, Allen Jones e David Hockney e, nel 1955, dopo aver vinto il Premio Roma, lavora e vive nella capitale italiana, dove conosce Joslyn Morton che studia con Marino Marini all’Accademia di Brera a Milano; si trasferiscono in Sicilia, a Cefalù, e poi a Venezia, dove si sposano nel 1956. L’artista inglese ha la sua prima mostra personale alla Galleria Malborough di Londra nel 1962 e nel 1964 viene invitato alla storica XXXII Biennale di Venezia, in cui emerge ufficialmente il movimento della Pop Art e dove ottiene il primo riconoscimento internazionale.


Per oltre quarant’anni, dunque, il suo lavoro si è svolto attraverso grandi costruzioni e rilievi, dipinti e sculture, grafiche e multipli: opere tutte di grande personalità, evocative e simboliche, ricche di significati e contrassegnate da una splendida fattura “artigianale”. Entrato nel movimento Pop inglese nei primi anni ’60, Tilson fu presto condotto in altra direzione dal chiarimento radicale delle sue idee più profonde e dalla disaffezione per gli odierni valori della vita urbana. Nell’ambito del movimento Pop, la personalità di Joe Tilson si caratterizza subito come una delle più forti e incisive: la sua ricerca imbocca una strada estremamente originale, ricchissima di implicazioni e sviluppi strutturali, linguistici, antropologici, poetici.

*****La figura e l’opera di Tilson sono ora presentate al pubblico  in una bella mostra alla villa Manin di Passariano di Codroipo (Udine), curata da Giuseppe Bergamini e Enzo Di Martino, integra un nucleo di una quindicina delle ormai rare opere grafiche realizzate nel momento della Pop Art storica. La retrospettiva (titolo, “Segni e simboli”)  dedicata a Joe Tilson intende tracciare un percorso antologico-tematico, che evidenzi in modo particolare lo sviluppo e l’approfondimento della ricerca dell'artista inglese intorno ai concetti di mito e di simbolo. Considerati i premi internazionali conseguiti dall'artista nel campo della grafica, la mostra di Joe Tilson appare come una iniziativa di grande rilievo nell’ambito della attività, ormai storica, della Triennale Europea dell'Incisione. L’artista londinese, con inesauribile slancio creativo e stupefacente originalità, utilizza segni strutturali e modulari: lettere dell'alfabeto, giorni della settimana, riferimenti alchemici, dai quattro elementi base (terra, acqua, aria, fuoco), alle quattro stagioni, ai punti cardinali, il mese lunare, il labirinto, la scala, gli enigmi. La sua dimensione creativa si alimenta liberamente di fonti storiche e contemporanee, classiche e popolari, ponendo in gioco, accanto agli accadimenti sociali, la mitologia greca, la natura, le culture orientali e totemiche; gli elementi figurativi della sua arte, infatti, assumono per tale via una forte connotazione simbolica, come nel caso della spiga e del melograno, dell’uva e del pane.


*****Di Martino, che da vent’anni è vicino all’artista ed è autore di innumerevoli testi critici a lui dedicati), riassume così l’originalità del lavoro di Tilson: “Uno degli aspetti più sorprendenti del ‘fare arte’ di Tilson è certamente quella sua straordinaria capacità di volgere a proprio vantaggio ogni materiale e qualsivoglia procedimento tecnico. La pittura e la scultura, il disegno e la grafica, il legno, il vetro e la ceramica, cioè tutti i mezzi dell’espressività artistica sembrano rispondere docilmente e compiutamente alle esigenze della sua cifra formale, alla manifestazione del suo personale, caratterizzato e affascinante mondo immaginativo. E’ infatti evidente che nella sua opera non esiste alcuna gerarchia di valori dipendente soltanto dai linguaggi e dai materiali utilizzati… Ciò avviene all’interno di una strategia espressiva tesa sostanzialmente alla manifestazione di una sua personale e sempre riconoscibile ‘calligrafia formale’ che appare indifferente nei confronti delle tecniche e dei materiali impiegati”.


MICHELE DE LUCA