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insieme alla quarta o alla quinta infilavo l’ago con l’altra mano e Giuseppe non si accorgeva di niente.

Fu così possibile somministrargli la penicillina ogni tre ore, come si faceva allora, per curargli la polmonite presa nella notte della fuga.

Ritornarono nella loro casa e c’era nel camino un gran fuoco acceso ed il letto aveva reti vere ed il materasso quasi nuovo, c’erano un tavolo e due sedie e la gente, a turno, portava da mangiare piatti veri, caldi e be cucinati, ed inoltre biancheria e vestiti e scarpe che sembravano nuovi. La primavera che venne fu splendida per Giuseppe e Maria che ripresero a girare per le vie del paese, entravano nelle case e nessuno li infastidiva più; continuava la gente a domandare a maria quando sarebbe nato il bambino, ma con nuova intenzione, con tenerezza, per farla gioire di quell’attesa. <<L’anno che vène!>> rispondeva e si portava sempre dietro lo scaraturo per riavviarsi ogni tanto i capelli.

Giuseppe, nella cerimonia della  “lavanda dei piedi“ il Giovedì Santo, fece la parte di San Pietro e si comportò bene quando Don Lorenzo gli bagnò e gli asciugò il piede. Le donne che lo avevano preparato lo guardavano con orgoglio tutto pulito e ben Poi fu periodo elettorale e qualcuno in Consiglio Comunale suggerì  che Giuseppe e Maria non avrebbero potuto trascorrere un altro inverno come quello appena passato, che non ce l’avrebbero fatta, che bisognava ricoverarli in ospizio. Tutti furono d’accordo; io lo venni a sapere, ma non potei oppormi non avendo motivi oltre che la conoscenza di un caso quasi simile accaduto al mio paese in Toscana: un poveretto, un certo Michele soprannominato il “Il Tocco“, che viveva come una fiera nei boschi, trovato ammalato per una strada di campagna, fu ricoverato anch’egli in ospizio e, privato della sua ferina libertà, morì subito di malinconia rifiutando il cibo.

Furono iniziate le pratiche con un importante istituto di Potenza ed il Consiglio Comunale deliberò di pagare la retta di ricovero per Giuseppe e Maria, finchè avessero vita. Essi andarono ignari di tutto, fra la gente che prometteva a Giuseppe di farlo sindaco alle prossime elezioni ed arrivò il giorno della partenza. Io lo vidi la sera prima e gli dissi, per scongiurare la sua paura dell’automobile, che sarebbero partiti il giorno dopo per l’America, con la macchina, che stessero calmi, tanto sarebbero tornati per votare. <<Io divento sindaco – disse Giuseppe rassicurato – e a te ti faccio vicecasì (vicesindaco) >>. Partirono e non tornarono più; in istituto furono separati e Maria fu la prima a morire.

Don Lorenzo e le Suore dell’Asilo si recarono un giorno da Giuseppe e lo trovarono seduto su una sedia a rotelle, stranito, assente che nemmeno li riconobbe. Morì anch’egli poco tempo dopo e non tornò più dall’America per essere eletto sindaco.

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