Il Grammatico latino Elio Donato, IV secolo D.C., viene raccontato, dal suo allievo San Gerolamo, pronunciare, mentre stava commentando il verso 40 dell’Eunuchus di Terenzio Nullum est iam dictum, quod non dictum sit prius (non si dice nulla che non sia già stato detto), la seguente frase: Pereant, qui ante nos nostra dixerunt! (Hier. in eccl. 1,9, ll. 233s.).

La traduzione, (periscano coloro i quali prima di noi hanno detto le nostre cose), evidenzia bene l’insanabile frustrazione di una professione intellettuale chiamata a perpetuare giorno dopo giorno un sapere immobile e acquisito, dove la preponderante auctoritas dei predecessori riduceva al minimo il margine dell’innovazione e della creatività individuale (Incontri triestini di filologia classica 7 (2007-2008), 329).

Fatta una dovuta citazione, dicono taluni che l’ apprezzamento migliore di una qualsiasi forma artistica, e non, sia quella di trarne giovamento, cercando di riprodurla fedelmente o, barbaramente detto, copiarla. Non è facile copiare, ma nell’epoca di internet e con una banda larga bastano poche e semplici operazioni: un “click” per cercare quello che, alla fantasia, aggrada maggiormente ed un procedimento basilare e non difficile da eseguire di “copia-incolla” permettono di essere artefici di quella che, i soliti taluni, considerano autentica proprietà intellettuale. Quando si copia occorrerebbe, poiché l’onestà dell’intelletto lo richiede, citare la fonte e riportare il testo, ovvero il frutto di un lavorìo minuzioso di ricerca, evidenziato in corsivo e racchiuso tra virgolette e mettere la nota a piè di pagina di riferimento. Se inavvertitamente, o volutamente, non si citasse la fonte l’avventato copiatore potrebbe essere accusato di furto della proprietà intellettuale altrui, qualora l’opera, la forma d’arte siano tutelate dalla Siae oppure un testo sia stato, molto prima, regolarmente protocollato in un Ufficio pubblico. Nelle discussioni riguardanti la politica non si ha minimamente l’idea di quanto la primigenia fonte dell’altrui proprietà intellettuale sia utilizzata e fatta propria: tutti citano tutti!

Dopo le dimissioni, nel 2011, del Ministro della Difesa tedesco Guttenberg, un cognome che in questa circostanza ha il sapore del paradossale, per aver copiato la Tesi di Dottorato, è emblematico il caso delle dimissioni, nel 2013, del Ministro dell’Istruzione tedesco, Annette Schavan, per le stesse motivazioni. Il decano della facoltà di Filosofia, Bruno Bleckmann, dell’Università di Dusseldorf, dove nel 1980 la Schavan aveva conseguito il Dottorato, le ha revocato il titolo accusandola di plagio, affermando che la signora Schavan, nella stesura della tesi, aveva“simulato in maniera sistematica e intenzionale prestazioni intellettuali che lei stessa non ha prodotto; e che i testi copiati avevano un’ampiezza considerevole e non erano stati adeguatamente indicati”.

Riportando la notizia apparsa sugli organi di stampa, in questo caso Il Fatto Quotidiano è stata la mia fonte, cosa dire di più se non ammettere che la Germania, in questa occasione, abbia avuto, rispetto alla nostra misera politica, un elevato senso di tutela delle prestazioni intellettuali altrui. Quello tedesco, per un dovere di civiltà e di rispetto verso le Istituzioni e di onestà verso i propri elettori, ritengo sia stato e sia un esempio encomiabile da imitare e, perché no, da copiare fedelmente!

Mario Di Sario