Una ricca selezione di opere dal 1950 al 1990
Design d’autore in Toscana
La mostra, fino 1° novembre, alla Fondazione Ragghianti di Lucca

****Lo stile italiano: studiato, analizzato, copiato, ma inimitabile. La qualità tecnica dei prodotti, la cura della lavorazione, la competenza di chi li esegue sono un suo dato distintivo, universalmente apprezzato; quel che rende questi prodotti speciali, se non unici al mondo, è quel quid che da sempre caratterizza il gusto italiano. In particolare, questo “gusto” trova, specie a partire dagli anno ’50 del secolo scorso,

una sua forma ideale di espressione e applicazione nel design (termine che compare spesso associato alla formula made in Italy), che arricchisce di un valore aggiunto l’oggetto d’uso, il mobile, l’abito, il gioiello o l’automobile, coinvolgendo e convogliando creatività artistica, sapienza artigianale, sperimentazione e innovazione industriale, le quali affondano le loro radici in una secolare tradizione in cui the italian genius ha saputo marcare una sua netta specificità e supremazia.

****Una bella e interessante mostra (“Creativa produzione. La Toscana e il design italiano 1950 – 1990”, curata da Gianni Pettena, Davide Turrini e Mauro Lovi, e allestita fino al 1° novembre negli spazi della Fondazione Centro Studi Ragghianti nel Complesso Monumentale di San Micheletto a Lucca (ottimo catalogo edito dalla Fondazione), costituisce quasi il seguito di quella che due anni fa’ la stessa Fondazione dedicò alle (cosiddette) arti minori fra il 1920 e il 1950, con il titolo “La forza della Modernità”, perché, come ci dice Giorgio Tori, presidente della “Ragghianti”, fu appunto “quel crogiolo di iniziative, caratterizzate dall’affermazione, una volta di più, della genialità e del gusto italiano, che presero le mosse architetti, artisti e disegnatori, a livello non più di manufatto personale, ma in una dimensione industriale e commerciale le nuove esigenze di una società in espansione, passato il fosco periodo della seconda guerra mondiale”. E, come aggiunge Pettena, “il design italiano, e dunque anche quello di creazione e produzione toscana, è progressivamente cresciuto di importanza anche perché considerato, come in altri paesi, uno dei motori della crescita economica, e si è trasformato in un sistema più istituzionalizzato, con nuove scuole, gallerie dedicate alla ricerca, collezioni, riviste specializzate”.

****E’ ora grazie alla fortunata coincidenza delle iniziative promosse dalla Regione Toscana, nell’ambito del decennale progetto “Piccoli Grandi Musei 2015. Toscana ‘900. Musei e percorsi d’arte” che si è ora potuto realizzare questa mostra che attraverso l’opera di importanti designers italiani e stranieri, pone l’accento sul ruolo fondamentale delle realtà produttive della regione, sottolineandone le capacità nel selezionare e attrarre talenti, soprattutto dal mondo dell’arte e dell’architettura, e nel definire con loro la progettazione e la realizzazione di arredi e oggetti d’uso.

****La mostra, in una eccezionale e piacevole sequenza di strepitose invenzioni rappresentate dagli esemplari selezionati, racconta gli esiti delle ricerche sviluppatesi in Toscana nella seconda metà degli anni ’50, concretizzatesi nelle prime realtà industriali come la Piaggio (cin la mitica Vespa) e la Richard Ginori, per giungere alle creazioni di mobili e complementi di arredo come la Poltronova e la lucchese Martinelli Luce. E in particolare l’esposizione propone una vasta e variegata gamma di industrie che offrono un panorama, fino ad ora inesplorato nella sua complessità e completezza, di quanto la Toscana abbia rappresentato e continui a rappresentare nel solco di una tradizione antichissima di genialità e di esperienza artigianale.

****Il percorso espositivo si articola tra vari settori di produzione: l’arredo, l’oggetto d’uso in porcellana, ceramica, vetro, argento e cristallo, il design del marmo e la grafica. Il design di ricerca, sviluppatosi dalla seconda metà degli anni Cinquanta in Toscana, è stato anche influenzato dal lavoro di protagonisti della cultura progettuale come Michelucci, il Gruppo Toscano, Gio Ponti, Angiolo Mazzoni, Richard Neutra, Adalberto Libera, Corradino D’Ascanio. La ditta Poltronova, con Ettore Sottsass Art Director, oltre ai mobili produce anche vari elementi di arredo, in ceramica, in marmo e numerose lampade. Sono questi gli anni in cui Bitossi annovera collaborazioni importanti come quelle dello stesso Sottsass, di Remo Buti, Marco Zanini e Matteo Thun. Per la produzione di oggetti in marmo, dopo le sperimentazioni di Officina alla fine degli anni Sessanta, nascono realtà come Up&Up e Ultima Edizione, in cui trasmigrano, da Up&Up, Grawunder, Zanini, Thun. Nel marmo opera inoltre Casigliani con, tra gli altri, Lella e Massimo Vignelli e con i Site. Nella lavorazione del vetro e del cristallo vanno ricordate Mancioli, Colle Vilca ed Egizia che si avvalgono di collaborazioni con i maggiori designers. Negli anni Ottanta la ditta artigiana pratese Fantacci, già produttore per Poltronova dei mobili di Michelucci, ora, attraverso una collaborazione con la Fondazione Michelucci, produce e incrementa la produzione del grande architetto.

 

****Degli anni più recenti la mostra segnala la produzione di ceramiche di Alessio Sarri che continua collaborazioni storiche come quella con Sottsass, a cui si affiancano Alessandro Mendini, Matteo Thun, Jasper Morrison, Gorge Sowden e che tutt’oggi produce per e con giovani designers nazionali ed esteri. Da sempre aperta a nuove collaborazioni la ditta Pampaloni Argenti produce oggetti, tra gli altri, di Binazzi (UFO), Nigel Coates, Massimo Morozzi, Andrea Branzi e Frank Gehry. E ancora: un’eccellenza – orgoglio lucchese - che prende le mosse nel secondo dopoguerra e arriva fino ad oggi, come Martinelli Luce (di cui sopra si è fatto cenno; stupenda la “Lampada pipistrello” di Gae Aulenti), le autoproduzioni di Binazzi (UFO), Lovi, Pettena e Salvetti. Trova spazio inoltre un’analisi di come si sia strutturato il mondo del Graphic design in Toscana e a Lucca, ove ad esempio operano Piero Menichetti e lo studio di grafica Ai Granai. Il percorso espositivo approda infine ad alcune opere realizzate negli anni Duemila da giovani progettisti, che dimostrano come la “creativa produzione” sia ancora un’esperienza in atto, una realtà a cui si lega una forte speranza di sviluppo e progresso economico. E non solo per la Toscana.

MICHELE DE LUCA