Al centro dell’esposizione i rapporti dell’artista con i suoi contemporanei 
Fino al 22 novembre una grande mostra alla Fondazione Gianadda di Martigny

****La figura di Henri Matisse (Le Cateau-Cambrésis, 31 dicembre 1869 – Nizza, 3 novembre 1954), com’è ben noto, domina l’arte della prima metà del XX secolo. Artista prolifico, curioso e socievole, è stato per tutta la sua carriera al centro del dibattito della scena artistica: ora a capo del movimento dei Fauves, allievo e amico dei più anziani Signac, Renoir, Maillol e Bonnard, maestro di una Accademia, rivale di Picasso,

precursore dell’arte pop per artisti giovani come quelli del movimento Support Surface. Un artista su cui sembrerebbe di non doversi oramai più dire o scrivere niente, mentre – al contrario – tanto c’è ancora da scoprire e da mettere in luce; come dimostra (dopo che si è appena chiusa “Matisse. Arabesque” alle Scuderie del Quirinale di Rima a cura di Ester Coen) l’importante mostra “Matisse nel suo tempo”, curata da Cécile Debray, conservatore delle collezioni moderne del MNAM/Centre Pompidou di Parigi, che fino al 22 novembre resterà aperta al pubblico alla Fondazione Pierre Gianadda di Martigny in Svizzera, la quale si propone di mostrare l’opera di Matisse attraverso un contesto preciso, quello delle amicizie e degli scambi artistici del pittore, permettendo così un approccio originale e ricco fondato su una corrispondenza e una documentazione ampia e che parte dalla presentazione di capolavori dell’arte del XX secolo di Matisse, Picasso, Gris, Braque, Derain, Severini, Léger, Bonnard… Questi incontri si articolano in mostra in un percorso cronologico dell’opera dipinta e scolpita di Matisse messa a confronto con le opere degli artisti con cui ha dialogato.

****Nove sono le sezioni in cui si articola la mostra, che parte dall’atelier di Gustave Moreau: Come scriveva infatti Jacques Guenne (“Entretien avec Henri Matisse”, in L’art vivant nel 1925), “all’interno dell’École des Beaux-arts, un focolaio di rivolta è acceso; tutti coloro che si battono contro la routine, tutti coloro che intendono svilupparsi nella loro piena individualità si sono radunati sotto l'egida di Gustave Moreau”. La mostra si apre sugli inizi di Matisse e i legami di amicizia artistica che nutre con i suoi colleghi dell’atelier di Moreau , tra cui Marquet, Camoin, Manguin, i quali dipingono assieme opere che si ispirano agli stessi motivi: caffettiere, vedute  delle rive della Senna e modelle. Quindi si passa all’esplosione del “fauvisme”, in cui si concreta l’ardore cromatico del maestro, che assegnava al colore il “compito fondamentale” di “servire meglio possibile l’espressione”; diceva Matisse: “Io uso le tonalità senza pregiudizi. Se in un primo momento, e forse inconsapevolmente, una tonalità mi ha sedotto o bloccato, io mi accorgerò nella maggior parte dei casi, una volta completato il dipinto, che ho rispettato questa tonalità, visto che ho progressivamente modificato e trasformato tutte le altre. Il lato espressivo dei colori mi si impone in modo assolutamente istintivo”.

****Si passa quindi ad analizzare l’influsso del cubismo, la cui invenzione da Matisse veniva fatto risalire a Cezanne, il quale “diceva che tutto è cilindrico o cubico”; nel settembre 1914, il maestro parte per Collioure dove ritrova Juan Gris. I dipinti che egli realizza in quel tempo sono segnati dalla riflessione condotta da Picasso, Braque e Gris attorno al cubismo. Matisse dipinge delle vedute di finestre, tema ricorrente nella sua opera, e dei ritratti. Dopo il trambusto degli anni parigini, Matisse cerca di tornare all’essenziale e si trasferisce alla fine del 1917 a Nizza. In questa regione dal clima privilegiato, Matisse fa la conoscenza di Auguste Renoir, visita lo studio di Maillol, ritrova il suo amico Pierre Bonnard. Particolarmente suggestionato, poi, dai suoi soggiorni in Marocco, reinventa sulla tradizione di Delacroix il tema esotico dell’odalisca. Lo spazio è messo in scena con un gioco di accessori, di fiori e di tessuti e conferiscono all’insieme un’atmosfera lasciva e lussuriosa. Egli pone molto spesso le sue figure davanti ad una finestra, a volte aperta sui palmeti della baia di Nizza e a volte chiusa: “le finestre mi hanno sempre interessato perché sono un passaggio tra esterno e interno. Quanto alle odalische, le avevo viste in Marocco e ero così in grado di inserirle nelle mie tele senza difficoltà al mio rientro in Francia”. La densità decorativa degli spazi e del colore delle sue opere influenzerà numerosi artisti. Picasso, interessato da questo periodo di Matisse lavora allo stesso tema alcuni anni dopo e confida: “Quando Matisse è morto, mi ha lasciato in eredità le sue odalische, ed è questa la mia idea dell’oriente, anche se non ci sono mai stato”.


****Installandosi nel Midi, Matisse ritrova i suoi vecchi conoscenti, Renoir, Maillol, Bonnard con i quali condivide una stessa idea del colore attraverso opere intimiste – scene d’interno, nature morte o ritratti -  percorse dalla luce bionda del sud. Gli anni ’40 costituiscono la stagione del ritorno alla pittura e agli “interni” di Vence. Matisse riporta il motivo della finestra al centro del suo lavoro. La rappresentazione dell’atelier costituisce allora un tema ricorrente di numerosi pittori - Picasso, Braque, Dufy o Giacometti - come immagine e riflesso autoreferenziale della pittura. A cavallo della seconda guerra mondiale, i grandi artisti figurativi - Matisse, Léger, Picasso, Dufy - indirizzano il loro stile verso un tratto grafico più nervoso e schematico, verso una tavolozza di colori primari che fanno eco al linguaggio modernista di un Le Corbusier o di Mondrian. La mostra si conclude con quella che fu l’ultima “invenzione”  di Matisse che influenzò movimenti e pittori degli anni avvenire. Intorno al 1947, egli inventa una nuova tecnica, la gouache ritagliata , che così illustrava: “ Invece di disegnare il contorno e di riempirlo di colore - l’uno che modifica l’altro - io disegno direttamente sul colore. Questa semplificazione garantisce una precisione nell’accostamento di due mezzi che diventano uno”. Accompagna la mostra, come strumento indispensabile per un maggiore approfondimento, un catalogo abbondantemente illustrato, che comprende saggi e notizie sulle opere di Matisse e che permettono di esplorare i rapporti dell’artista con i suoi contemporanei. È inoltre arricchito da una antologia inedita, realizzata presso gli Archivi Matisse, della ricca e interessante corrispondenza da lui intrattenuta con i suoi amici.

 

MICHELE DE LUCA