23 Novembre 1980 ore 19,34 
a Castronuovo di Sant'Andrea

Indimenticabile per chi l’ha vissuta e non riesce a rimuoverla dalla mente; terribile negli infiniti secondi durante i quali la natura scatenò la sua ira arrecando disastri, distruzione e, purtroppo, anche morte. Ci trovavamo noi chierichetti, come ogni domenica, nella sacrestia della Chiesa Madre, per trascorrere del tempo libero insieme al nostro caro Don Sante.

La sacrestia, adibita ad oratorio, non era tanto grande ma il suo spazio era riempito sempre da bambini e ragazzi che amavano trascorrere il proprio tempo libero a giocare a carte o a sfidarsi sul nostro, e mai dimenticato, tavolo da ping pong. Stavamo giocando quando un rumore assordante, sconosciuto a tutti noi, coprì le nostre voci dedite al gioco; non capivamo cosa stesse accadendo; il tavolo, sul quale si giocava a carte, ondulò tanto da far pensare che fosse qualche bambino a sollevarlo con le ginocchia. Don Sante, intuendo il pericolo, gridò: “il terremoto, usciamo fuori !”; uscimmo tutti fuori dalla sacrestia, ma vi fu un ragazzo, quasi tredicenne, che preferì con coraggio e quel senso innato di irragionevolezza di portarsi all’esterno attraversando nel buio tutta la Chiesa. Sentivamo grida, urla di paura; camminando al chiarore della luna ci ritrovammo davanti all’asilo comunale a guardare tante auto che si allontanavano dal paese verso un luogo aperto destinato ad essere il punto di raccolta in caso di terremoto. I miei ricordi non vanno oltre. L’incoscienza tipica dei ragazzi non ci fece percepire in quei momenti la gravità di quella esperienza disastrosa e dolorosa. All’indomani gli organi d’informazione diedero notizia di quanto accaduto; a Castronuovo, lontano dall’epicentro, non vennero conteggiati tantissimi danni e, per fortuna, alcun morto. Non si può dire lo stesso, ahimè, per le zone dove la scossa del terremoto si è sentita in maniera spaventosa: case distrutte e soprattutto tante morti. Ricordando, mando un pensiero di dolore e cordoglio a tutte le famiglie private, in quella data, di un proprio caro.

Mario Di Sario