I dipinti di Valentino Parmiani in mostra nella Chiesa dello Spirito Santo a Cesena

****E’ in corso fino al 29 maggio a Cesena, nei suggestivi spazi della Chiesa dello Spirito Santo in Via Milani la mostra “Paesaggi/Architetture”, che presenta un’ampia selezione di opere pittoriche dell’artista fiorentino Valentino Parmiani, curata da Gianni Braghieri e Francesco Saverio Fera, grazie all’organizzazione firmata dal Dipartimento di Architettura dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna.

Al centro della produzione di Parmiani è una ricerca costante nell’ambito di un genere “classico” della pittura, e cioè del paesaggio, che ha come soggetto ambienti all’aperto, ritratti dal vero o, come in questo caso, ricostruiti idealmente. In proposito viene subito in mente quanto scriveva lo storico dell’arte inglese  Kenneth Klark nel suo libro Il paesaggio nell’arte: “Noi siamo circondati da cose che non abbiamo fatto e che hanno una vita e una struttura diversa dalla nostra: alberi, fiori, erbe, fiumi, colline, nubi. Per secoli esse ci hanno ispirato curiosità e timore e sono state fonte di piacere. Le abbiamo ricreate nella nostra immaginazione per riflettervi i nostri sentimenti. Siamo giunti a considerarle come elementi costitutivi di un’idea che abbiamo chiamato natura”. Supportata da una straordinaria perizia tecnica – illustrata in un incontro di riflessione sull’evento espositivo presso la Galleria Il Vicolo di Cesena, cui ha partecipato oltre ai curatori l’architetto Marisa Zattini; in galleria è possibile visionare un’altra cospicua serie di lavori dell’artista – la pittura di Parmiani si muove in quest’ambito di ricerca, in cui il suo mondo interiore trova espressione in questa “natura”, ricreata e reinventata da pulsioni interiori e da quelli che vengono in genere chiamati “moti dell’anima”

****Scrive Francesco Saverio Fera nel saggio edito in “Graphie” (Anno XVIII, n. 74): “La reiterazione dell’oggetto osservato aiuta a svelare le molteplici implicazioni che esso contiene, non solo nella sua fisicità, ma e soprattutto nel suo potere evocativo. Bisogna però sapersi spostare consapevolmente entro tali luoghi che risiedono tra mente e realtà. Valentino Parmiani era un viaggiatore esperto che sapeva muoversi all’interno di questi territori dai confini incerti e mutevoli e a questo suo vagare vi era profondamente legato”. I dipinti di Valentino Parmiani, architetto, suggeriscono nuove visioni di paesaggio: un paesaggio emozionale e spirituale, ascrivibile a quella classicità mai dimenticata perché il lavoro creativo è spesso sospeso fra memoria e oblio, come sottolineava Jorge Luis Borges: “Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di abitazioni, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che questo paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto”.

****Valentino Parmiani nasce nel 1943 a Firenze. La sua densa storia d’architetto e di pittore, pur nell’aridità del “curriculum”, va ripercorsa, sia pure per sommi capi, a dimostrazione di una vita interamente spesa per l’arte e per delineare un proprio e originale mondo creativo; che la mostra di Cesena ha il merito di rievocare a nemmeno un anno dalla sua scomparsa. Nato a Firenze nel 1943, frequenta il Liceo Artistico di Ravenna e nel 1969 si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano, dove nel 1970 diventa borsista del C.N.R. presso il Corso di Elementi di Composizione Architettonica. Dal 1985 al 1993 insegna alla Domus Academy di Milano e dal 1989 al 1995 all’Università degli Studi di Urbino alla Facoltà di Magistero, Corso di Laurea per Progettisti di Moda. Dal 1998 al 1999 è Visiting professor presso la École Polytechnique Fédérale di Losanna. Dal 1999 al 2015 è professore a contratto presso il Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in Architettura dell’Università di Bologna; dal 1969 al 1973 è consulente dello studio dell’Immagine Aziendale UPIM/SMA del Gruppo La Rinascente a Milano. Nel 1972 partecipa alle mostre “Italy: New Domestic Landscape al Museum of Modern Art di New York e nel 1973 alla XV Triennale di Milano. Ha collaborato con varie riviste quali “Il Consenso”, “Domus”, “Rassegna”, “Ottagono”, “Modo”, “Casabella”, “Casa Vogue”, “Abitare”, “Interni”. In particolare dal 1977 al 1983 è stato collaboratore fisso della rivista “Modo” per la quale ha realizzato illustrazioni e progetti di immagini. Nel decennio 1980 -1990 ha curato gli allestimenti e le scenografie per le sfilate della stilista Cinzia Ruggeri a Milano e collabora con importanti architetti a diversi progetti, tra i quali si ricordano Vittorio Gregotti, Guido Canella e Gio Vercelloni. All’insegnamento e all’attività professionale unisce un’intensa attività pittorica con l’esposizione dei suoi lavori in selezionate gallerie d’arte e mostre. Nel 2008 tiene una personale dal titolo “Rappresentazione del paesaggio” presso la Galleria Antonia Jannone disegni di Architettura, di Milano. Nel 2014 viene allestita a Folgaria una mostra di suoi acquerelli dal titolo “Paesaggi dimenticati della grande guerra”. Muore l’8 agosto del 2015 a Castel San Pietro Terme (BO).

****Scrive ancora Fera: “La capacità evocativa delle forme immaginate, scritte o disegnate, è prerogativa dell’arte di chi sappia cogliere l’inaspettato dal dato comune, apparentemente scontato e usuale”. Quasi movendo il suo percorso artistico nel solco dell’antica lezione di Eraclito, il quale diceva: “Chi non si aspetta l’inaspettato, non scoprirà la verità”. Nei suoi quadri i paesaggi, reinventati e trasfigurati in immagini nuove, da apparire dei luoghi  finiscono per diventare luoghi dell’apparire.

MICHELE DE LUCA