La bellissima mostra è curata da
Daria Jorioz e Paolo Repetto. Fino al 29 marzo 
La mitica spedizione in Himalaya del 1909 in mostra al Saint-Bénin di Aosta

****Di lui ha scritto il grande scalatore Jim Curran nel suo libro K2: The story of the Savage Mountain: “Sella è ancora ricordato come forse il più grande fotografo di montagna di tutti i tempi. Il suo nome è sinonimo di perfezione tecnica e raffinatezza estetica”. Per rievocare la sua eccezionale figura di alpinista, esploratore e grande fotografo, l’Assessorato dell’istruzione e cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta ha inaugurato pochi giorni fa’,

presso il Centro Saint-Bénin di Aosta (fino al 26 marzo), la bellissima mostra “Cattedrali di ghiaccio. Vittorio Sella, Himalaya 1909”. L’esposizione, curata da Daria Jorioz e Paolo Repetto, in collaborazione con la Fondazione Sella onlus di Biella, ci fa ripercorrere, con immagini mozzafiato di grande fascino, bellezza assoluta e forte efficacia evocativa di atmosfere irripetibili di un alpinismo “d’altri tempi”, la straordinaria spedizione himalayana al seguito di Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi. Attraverso una accurata selezione di oltre cinquanta fotografie di grande equilibrio formale e di rigorosa perfezione tecnica. Le immagini in mostra, risalenti al 1909, sono tutte vintage (stampate nell’anno stesso dello scatto) e appartengono ad un’ampia collezione privata. Come ha voluto sottolineare l’Assessore, Emily Rini, la “mostra rappresenta un inno alla bellezza della montagna, una dimensione che connota l’identità della nostra Regione, della sua storia, del suo presente e del suo futuro”.
****Vittorio Sella (Biella 1859-1943) ereditò la passione per la montagna dallo zio Quintino Sella, scienziato, ministro, fondatore del Club Alpino Italiano. Cresciuto in una brillante famiglia di industriali e di banchieri, formatosi in un ambiente aperto e stimolante, Vittorio Sella fu un valente alpinista. Raggiunse per primo in ascensione invernale le vette del Cervino (1882) e del Monte Rosa (1884) e attraversò il Monte Bianco dall’Italia alla Francia (1888). Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento fu tra i primi a partecipare a spedizioni nel Caucaso, in Alaska, in Uganda e in Himalaya. Vent’anni prima di Ansel Adams, che lo stimerà moltissimo (dopo aver visto trentuno delle sue fotoin un’esposizione che Sella aveva fatto al Sierra Club americano, disse che ispiravano “un senso di meraviglia di tipo religioso”: quanto mai appropriato, dunque, parlare di “cattedrali”), realizzò vaste campagne fotografiche, di grande valore storico, scientifico ed estetico.
****Nel gennaio del 1909, pochi anni dopo l’impresa sul monte Ruwenzori, Vittorio Sella fu chiamato da Luigi Amedeo di Savoia per un’ambiziosa spedizione esplorativa e alpinistica nell’Himalaya. Dapprima la principale meta era l’Everest, ma poiché in quegli anni il Nepal e il Tibet erano preclusi agli occidentali, il Duca degli Abruzzi decise di puntare al Karakorum, per raggiungere la vetta del K2. Poiché la cartografia del Karakorum era incompleta, la spedizione ebbe anche un intento geografico e scientifico. Vi parteciparono il topografo Federico Negrotto di Cambiaso, il medico Filippo De Filippi, Vittorio Sella e il suo aiutante Erminio Botta, le guide di Courmayeur Giuseppe Petigax col figlio Lorenzo, i fratelli Alessio ed Enrico Brocherel, i portatori Emilio Brocherel, Alberto Savoie e il cuoco Ernesto Bareux. A Sella, oltre al compito di fotografo, fu affidato l’incarico di documentare con la cinepresa la marcia di trasferimento da Rawalpindi al campo base e ritorno. Questo fu il primo film girato in Himalaya di cui si conservi la pellicola originale. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Sella di Biella e il Museo Nazionale del Cinema di Torino, verrà proiettato in mostra il pionieristico e storico filmato di Vittorio Sella Sul tetto del mondo. Viaggio di Sua Altezza Reale il Duca degli Abruzzi al Karakorum, 1910, in versione originale.

Didascalie foto

1) Torre Mustagh presso il Campo XI al Golden Throne, stampa fotografica alla gelatina ai sali d’argento, vintage, 1909, cm. 29x23.

2) Monti del lato destro del Baltoro (Three Castle) con laghetto e ghiacciaio sul Baltoro, stampa fotografica alla gelatina ai sali d’argento, vintage, 1909, cm. 29x23.

3) Campo II e K2 al levar del sole del ghiacciaio Godwin Austen, stampa fotografica alla gelatina ai sali d’argento, vintage, 1909, cm. 23x29.

4) Mitre Peak dalla morena del ghiacciaio occidentale del Gasherbrum, stampa fotografica alla gelatina ai sali d’argento, vintage, 1909, cm. 23x29.

****L’alta qualità delle foto di Vittorio Sella è in parte dovuta al suo utilizzo di lastre fotografiche da 30x40 cm, nonostante le difficoltà che comportava il trasporto del relativo equipaggiamento, pesante e fragile, in luoghi remoti e spesso assolutamente impervi. Per poter trasportare le lastre in sicurezza, dovette sviluppare dell’equipaggiamento apposito, compresi delle sacche da sella e degli zaini modificati. Le sue immagini ebbero ampia diffusione, sia sulla stampa che in mostre, e ricevettero grandi apprezzamenti. Molte delle sue fotografie ritraevano montagne di cui non esistevano precedenti rappresentazioni, ed hanno quindi sia valore artistico che valore storico; ad esempio, sono state utilizzate per misurare la ritirata dei ghiacciai del Ruwenzori. A Sella, come si ricorderà, è stato dedicato il “rifugio Vittorio Sella”, posto nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.

****Ci dice Daria Jorioz, curatrice, insieme a Repetto anche dello splendido catalogo bilingue (italiano-francese) pubblicato da Nuvole Rosse Edizioni: “Come ogni grande fotografo, Sella è maestro della luce. In alta montagna, poi, oltre il limite della vegetazione, la luce assume un ruolo fondamentale, definisce l’architettura delle rocce e del ghiaccio, lambisce le superfici, mette in risalto gli anfratti, interagisce con le nuvole, creando ombre nette e drammatiche, contrasti abbaglianti e mutevoli. Egli ne sa cogliere ogni aspetto, con una maestria grandiosa e severa. Rigore e asciuttezza, essenzialità ed equilibrio formale, eleganza e precisione, sono le categorie a cui più spesso vengono ricondotte le fotografie di Sella. I suoi scatti racchiudono ognuna di queste caratteristiche e compongono l’opera di un uomo dalla personalità eccezionale che, al di là delle mitizzazioni più o meno superate, ha saputo trasmetterci un’immagine delle montagne di rara efficacia e insuperata qualità documentaria e narrativa”. Una mostra, per chi ne ha la possibilità, per chi ama la montagna e la fotografia, “da non perdere”. Assolutamente!

MICHELE DE LUCA