E’ morto il 25 settembre, all’età di novantadue anni il famoso giornalista, scrittore e meridionalista Giovanni Russo, nato a Salerno nel 1925. Ma, avendo trascorso gli anni della sua formazione a Potenza, dove ha frequentato il Liceo Orazio Flacco, si è sempre sentito e dichiarato “lucano” a tutti gli effetti. Oltre settant’anni come giornalista (collaborando a “Il mondo” di Pannunzio; a 29 anni già inviato del “Corriere della Sera”,

per il quale svolse numerose inchieste raccontando i problemi sociali e civili dell’Italia del sud) e come scrittore (una buona trentina di libri tra cui – per ricordarne solo alcuni, Baroni e contadiniche lo rivelò al grande pubblico e con cui ha vinto il Premio Viareggio nel 1955, quale opera prima, L'Italia dei poveri (1958), Chi ha più santi in paradiso (1964), Terremoto (scritto insieme a Corrado Stajano, 1981), Perché la sinistra ha eletto Berlusconi (1994), Lettera a Carlo Levi (2001),  Con Flaiano e Fellini a Via Veneto. Dalla 'Dolce vita' alla Roma di oggi (2006), Carlo Levi segreto (2011) e, l’ultimo, Nella terra estrema : reportage sulla Calabria (2013). E come convinto meridionalista: appena diciottenne fu tra i fondatori del Partito d’Azione in Basilicata.

****Tante, naturalmente, le rievocazioni apparse sui giornali, tra cui piace segnalare quella di Corrado Stajano sul “Corriere della Sera”. Qui preme cogliere l’occasione per ricordare solo alcuni dei momenti legati alla mia memoria personale, nell’ambito di una frequentazione – anche se negli ultimi anni molto diradata – e dell’amicizia di cui mi ha sempre gratificato e onorato fin dal nostro primo incontro che  risale al 28 settembre del 1974, ad Avigliano, nel corso del convegno dedicato al “Fenomeno del brigantaggio nella storia del Mezzogiorno”, che per gli altri giorni si teneva a Pietragalla. Ma con lui avevo già rapporti telefonici dall’anno precedente, quando era entrato a far parte, invitato su mio suggerimento dal Prof. Gabriele De Rosa, che ne era presidente, della giuria del Premio Giornalistico “Sasso di Castalda – Don Giuseppe De Luca”, alla sua seconda edizione. 

****Dopo di allora ha partecipato in diverse e indimenticabili occasioni alle iniziative del Comitato sassese, di cui piace rievocare quelle di cui il ricordo è rimasto più vivo. Un primo suo intervento alla manifestazione conclusiva del Premio (di cui era indubbiamente il più convinto sostenitore) avvenne il 31 ottobre 1976, in cui era prevista una conferenza dell’assessore alla cultura della Regione, Nicola Savino, su “Programmi e linee di politiche culturali della Regione Basilicata”. Nel suo intervento, come riportava “L’Osservatore Romano” del 13 novembre, Russo si diceva “favorevolmente colpito dall’atmosfera della manifestazione che ha visto la larga partecipazione da parte di tutti gli strati della popolazione” e sottolineava che la consegna del Premio non era “occasione di retorica ma di vivace dibattito sui problemi della regione”.

****Due anni dopo, il 22 aprile, come al solito nella sala consiliare del Comune si concludeva la settima edizione del Premio; per l’occasione il Prof. Giovanni Bechelloni trattò il tema della “Questione meridionale dell’informazione”. Russo, come sempre, vivacizzò il dibattito sostenendo che la stampa meridionale “declassata, parecchio declassata in certi casi”, non era “un problema di arretratezza soltanto tecnico-cultutale”, ma era da mettere in relazione con quel “progresso senza sviluppo” che condizionava e continuava ad attanagliare la società meridionale sul piano economico e politico. Un altro ricordo riguarda la sua partecipazione, nell’ambito degli “Incontri Culturali Lucani” del 1979, il 19 maggio nella Biblioteca “Giustino Fortunato” di Rionero in Vulture, alla presentazione – davvero memorabile - del libro Africo di Corrado Stajano edito da Einaudi, “Una cronaca italiana – come diceva il sottotitolo - di governanti e governati, di mafia, di potere e di lotta”. Con l’autore ne parlarono, oltre a Russo, Leonardo Sacco, Paolo Cinanni e Rocco Brienza; Rocco De Rosa ne scrisse un bel resoconto su “Paese Sera” del 26 maggio. 

****Il 27 ottobre dello stesso anno, nel corso della consegna del Premio, venne presentato uno dei suoi libri più famosi, Baroni e contadini, uscito nel 1955, che Laterza aveva appena ristampato. Oltre ovviamente a lui, intervenne tra gli altri (tra cui Giampaolo D’Andrea, Vittore Fiore e Giacomo Schettini) il Prof. Pasquale Villani dell’Università Federico II di Napoli, il quale ricordava poi in un lungo elzeviro su “Il Mattino” del 18 novembre: “Le pagine di Russo appartengono a quel genere tra letteratura e saggistica che diede più diffusione e risonanza alla questione meridionale”. Siamo sempre rimasti in affettuoso contatto. Ci incontrammo e passammo una bella ora insieme, seduti in un caffè di Via Veneto; l’occasione era per chiedergli un articolo sul “Corriere” riguardo alla mostra del suo grande amico, fin dagli anni de “Il Mondo”, il pittore Amerigo Bartoli, al quale veniva dedicata nella sua città natale, Terni, una grande mostra retrospettiva curata da Giuseppe Appella. Erano i primi di luglio del 2008; mi parlò commosso della scomparsa a trentasette anni, avvenuta l’anno prima, dell’amatissimo figlio unico Tommaso, originale studioso delle lingue vocali e delle lingue dei segni, docente presso l’Università della Calabria: il più grande dolore della sua vita!

****Fino a qualche anno fa’ ci siamo incontrati alla Mostra del Cinema di Venezia, dove, infaticabile come sempre, correva da una proiezione all’altra. Quando ha compiuto novant’anni sono stato a trovarlo nella sua casa di Piazza Grazioli ed è l’ultimo ricordo che ho di lui; l’ho lasciato con la promessa di tornare a trovarlo, ma, rimandando sempre, questa promessa non l’ho mantenuta e mi resta ora questo rimpianto. Addio, carissimo Giovannino!

MICHELE DE LUCA