A cinquant’anni dalla sua scomparsa
La sua indimenticabile figura in una mostra al Museo di Roma in Trastevere

****Sembra ieri, invece è mezzo secolo da quando il principe Antonio De Curtis, in arte Totò (Napoli 1898 – Roma 1967), ci lasciò. Dopo il grande successo di pubblico e di critica di Napoli, la mostra “Totò Genio” arriva a Roma, ospitata nel Museo di Roma in Trastevere fino al 18 febbraio.

Voluta dall’Associazione Antonio de Curtis in arte Totò e dal Comune di Napoli, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e con la coproduzione dell’Istituto Luce Cinecittà, in collaborazione conRai Teche e SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, l’esposizione è organizzata da Alessandro Nicosia, che l’ha curata con Vincenzo Mollica, e prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, mentre i servizi museali sono di Zètema Progetto Cultura.

****Realizzata a cinquant’anni dalla sua scomparsa la mostra “Totò Genio” ripercorre la grandezza di Totò, uno dei maggiori interpreti italiani del Novecento, artista a tutto tondo, una figura poliedrica, non solo attore di cinema e teatro, ma poeta e autore di canzoni indimenticabili. Il principe de Curtis era molto affezionato ai suoi scritti, che probabilmente considerava lo specchio più autentico della sua anima malinconica e notturna: “Non c’è nessuna discrepanza - diceva – tra la mia professione (che adoro) e il fatto che io componga canzoni e butti giù qualche verso pieno di malinconia. Sono napoletano e i napoletani sono bravissimi nel passare dal riso al pianto”. 

****Attraverso documenti personali, cimeli, lettere, disegni, costumi, fotografie, installazioni e testimonianze, la mostra propone un viaggio indietro nel tempo, nell’universo di Totò. La mostra racconta la vita, le passioni e gli amori del maestro. Si possono ammirare i disegni realizzati da Pier Paolo Pasoliniper la “Terra vista dalla luna”, episodio del film “Le streghe” interpretato da Totò, i disegni di Federico Fellini, che in lui vedeva un artista senza tempo, fino ad arrivare a quelli realizzati negli anni ’50 da Ettore Scola per la rivista satiricaMarc’Aurelio”. E ancora sono esposti i disegni realizzati da fumettisti celebri come Crepax, Pratt, Manara, Onorato e Pazienza,una serie difotografie che ritraggono Totò insieme ai grandi personaggi del Novecento e una poesia scritta da Paolo Conte e dedicata al grande interprete napoletano.

****Un’ampia sezione della mostra è dedicata al suo rapporto con il cinema, che lo ha visto protagonista di 97 film, e ripercorre la sua lunga carriera attraverso i manifesti che lo hanno reso celebre al grande pubblico. Il suo rapporto con il teatro è raccontato e rivisitato attraverso i costumi di scena, filmati d’epoca e installazioni multimediali. Un aspetto meno noto di Totò è il suo rapporto con la pubblicità lo ha visto testimonial di alcuni prodotti italiani di quegli anni, come la Lambrettae la Perugina, che lo scelse come volto per pubblicizzare il suo famoso “Bacio”. 

****La mostra racconta anche il suo legame fortissimo con Napoli, la sua città d’origine, e il suo grande amore per gli animali, in particolare per i cani, passione che condivideva con la sua compagna Franca Faldini. Attraverso foto private, documenti originali e giornali d’epoca viene descritto un Totò più privato, un uomo generoso che amava prendersi cura degli animali e delle creature più indifese. Non mancano infine le sue poesie, come la celebre “ ‘A livella” e le sue canzoni, come “Malafemmena”,composta da Totò nel 1951 e poi declinata in centinaia di versioni. Chiude la mostra la sezione “Nessuno mi ricorderà”,dedicata ai suoi funerali, che furono tre, il primo a Roma, il secondo a Napoli e il terzo nel Rione Sanità a Napoli, in cui era nato. Attraverso fotografie, filmati storici provenienti dall’Archivio Luce e dalla Rai, giornali e ricordi, viene raccontato il meraviglioso addio che Napoli ha rivolto al suo più grande artista. Un artista che anche suoi funerali aveva trovato modo di ironizzare e di sorridere, come ebbe a ricordare la sua amata franca Faldini:  “ Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo Paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire”.

****Ha scritto di Lui Goffredo Fofi: “Come Pulcinella, Totò era sempre Totò anche senza bisogno di una divisa, e poteva adattarsi alle situazioni più disparate, fare molti mestieri, attraversare molti ceti, ma soprattutto spezzare le barriere della fisica, volare o cercar di volare. La sua era spesso e volentieri una comicità facilmente portata al metafisico, e perciò insieme angosciante e liberante. Il personaggio tornava marionetta (Pinocchio, in una sorta di marcia all’indietro dall'umano al vegetale) o, umano, dialogava con la morte e con l’eterno, con la facile ma convinta saggezza della sua Livella ma anche con l’amara e cosciente lucidità della precarietà dell'esistenza del fra’ Timoteo di Machiavelli/Lattuada in ‘La mandragola’. O poteva, più spesso, mostrare l’insensatezza delle regole sociali che ci siamo date o ci sono state imposte attraverso l'antico pretesto del ‘mamo’, il personaggio del nuovo al mondo che con le regole del mondo si deve volente o nolente confrontare: Tarzan piombato nella moderna civiltà, il figlio di Jorio che si ridesta dopo anni e anni nella Roma della seconda guerra mondiale, l’Orlando Curioso o il candido Gelsomino dei suoi sgangherati avanspettacoli di cui figurava anche coautore, portatore di una tradizione non scritta o, come nella commedia dell'arte, di situazioni appena accennate, di canovacci zeppi della magica (ma insieme frustrante, per il lettore di oggi) dizione ‘a soggetto’ ”.

MICHELE DE LUCA