Da semplice “souvenir” a prezioso oggetto di culto dei collezionisti
Una mostra e un libro al Museo nazionale della Montagna di Torino

“L'uomo è ciò che mangia” scrisse il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach nel 1850, fedeli a questo motto iniziamo una nuova avventura negli archivi della memoria. Una storia di costume che si può scoprire attraverso un viaggio sulle tavole degli alberghi e dei ristoranti di molti Paesi del mondo, in diverse epoche e per diversi livelli sociali, dagli anni Sessanta dell’Ottocento a oggi.

****La mostra, fino al 18 marzo, – completamente realizzata con collezioni

appartenenti al Museomontagna – costituisce un nuovo momento di valorizzazione del patrimonio iconografico del Centro Documentazione, che negli ultimi trent’anni ha avuto un enorme incremento. I menu, cartoncini utilizzati per presentare i cibi e le bevande di un pasto, creano un percorso iconografico dove le montagne sono protagoniste con immagini e avvenimenti. Il progetto di conservazione e valorizzazione di questa raccolta è stato realizzato dal Museo Nazionale della Montagna - con il sostegno della Regione Piemonte, della Fondazione CRT, della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento e la collaborazione della Città di Torino e del Club Alpino Italiano - uniti per far conoscere una collezione inusuale, ma di grande interesse per studiare, da angolazioni diverse, il mondo delle altezze.

****Scorrendo le immagini in mostra curata da Aldo Audisio, direttore del Museo,si nota come tra le molte raccolte del Museo, quella dei menu rappresenta uno straordinario patrimonio culturale che si può analizzare sotto diversi punti di vista. Per la storia della gastronomia il menu può essere affrontato come snodo interpretativo che attiene al come presentare e condividere un insieme organico e armonico di piatti, che dà vita a un più o meno complesso pasto. Questo approccio si intreccia con l’indagine etno-antropologica relativa sia ai cibi elencati, sia a certe immagini ricorrenti sui cartoncini, come gli abiti tradizionali e i villaggi alpini.

****Indagandone invece la struttura grafica, si nota che agli esordi il menu è un cartoncino verticale non piegato, stampato su un solo verso. Da un lato c’è un’intestazione, con sotto l’elenco dei cibi. Dall’altro si espande un’illustrazione, quella con i soggetti montani. Poi si inizia a piegarlo in due, portando la lista delle vivande all’interno, mentre l’illustrazione resta in copertina. Aumenta lo spazio per scrivere, ma scompare la caratteristica che lo rendeva un oggetto unico. 

Assai interessanti, a cavallo tra Ottocento e Novecento, sono molte eleganti litografie che in alcuni casi richiamano la pittura alpestre settecentesca e in altri attingono all’universo simbolico alpino dell’epoca. Decisamente esotici, invece, i pregevoli menu di ambiente giapponese che propongono alcuni dei simboli più noti dell’arcipelago del Sol Levante oppure le liste di cibi di prestigiosi alberghi delle Canadian Rockies.

****Tutti gli eventi più importanti del Club Alpino Italiano – in particolare i congressi nazionali – sono scanditi da pranzi o cene. E la stessa cosa accade per diversi altri gruppi alpinistici, escursionistici italiani, francesi e svizzeri. Più tardi sono le grandi imprese alpinistiche a essere festeggiate e non è raro che sui menu di quegli eventi si trovino le firme dei protagonisti. Molti menu distribuiti da varie ditte per fini pubblicitari sono stampati in cromolitografia: il loro scopo è quello di reclamizzare cibi o bevande in qualche modo legati alla montagna e spesso la bellezza grafica ne giustifica il valore e l’interesse. 

****I menu delle grandi tratte ferroviarie utilizzano immagini delle bellezze naturali degli Stati Uniti o del Canada, accostando la sequenza delle portate e delle bevande alla “wilderness”e ai paesaggi che si percorrono. La stessa cosa avviene in qualche caso anche con le compagnie aeree, preferibilmente sui lunghi voli intercontinentali, dove gli eleganti menu, forse riservati alle classi di viaggio più costose, sono degni dei migliori ristoranti “terrestri”. “Menù delle montagne” a cura di Aldo Audisio è anche l'undicesimo di una serie di volumi dedicati al Centro Documentazione (editi da Priuli & Verlucca con il Museo stesso), con i quali si vuole valorizzare un patrimonio che negli ultimi trent’anni ha avuto un incremento enorme. Un ricco apparato iconografico a colori di 444 pezzi, scelti tra quelli più significativi della collezione, è accompagnato da una serie di saggi, in italiano e in inglese, di autori vari che indagano i rapporti tra cibo e mondo alpino, creando un percorso iconografico dove ancora una volta le montagne sono protagoniste.

 

****Come scrivono Piercarlo Grimaldi e Giampaolo Fassino in uno degli interessanti e piacevoli testi che si possono leggere nel volume, il menu, è diventato nel tempo “lo strumento con cui si ricordano le feste della comunità e si memorizzano i passaggi si ‘status’ che l’uomo affronta nel corso della vita. Per tale ragione il menu veniva portato a casa e riposto nell’archivio domestico, conservato alle future generazioni non già e non tanto quindi per mere ragioni collezionistiche, una prassi che sarebbe invalsa successivamente, ma soprattutto come ricordo prezioso del tempo festivo, sintesi icastica di una giornata da non dimenticare”. Da semplice “souvenir” a oggetto del desiderio dei collezionisti.

Michele De Luca