Nel 2012 espose a Matera nel “Periplo della scultura” curato da Appella

La scultrice tuderte espone le sue opere in rame a Parigi e Bolzano

****Guarda al futuro la mostra di Antonella Zazzera alla Galerie Jeanne Bucher Jaeger di Parigi (Marais, 5 rue de Saintonge 75003;  dal 18 maggio al 20 luglio) e si propone come un concerto di opere a più voci, quale esito di una ricerca solida in costante evoluzione e di una pratica singolare del fare scultura.

La sua attività, iniziata negli ultimi anni Novanta, guadagna da subito l'attenzione di curatori ed artisti come Enrico Castellani che, nel 2009, in occasione della sua prima

personale alla galleria Antonella Cattani, le dedica uno scritto nel catalogo edito per la mostra. Al “1° Premio per la giovane Scultura Italiana”, assegnatole già nel 2005 dall' Accademia Nazionale di San Luca di Roma, segue nel 2016 il “Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura”da cui la personale alla Fondazione di  Milano. Il percorso dell'artista è delineato dall’ avvicendarsi delle mostre personali in Italia ed all'estero e dalle partecipazioni ad esposizioni significative, tra le quali citiamo le più recenti: Tissage Tressage Fondation  Villa Datris pour la sculpture contemporaine (F), Kairos Castle The Art of the Moment Kasteel Van Gaasbeek, Gaasbeek (B).

****All’origine della modalità operativa e stilistica di Antonella Zazzera è la scelta di un linguaggio definito dall'impiego di un materiale che, per l'intrinseca natura, risponde alle sempre diverse sollecitazioni della luce, trasformando la sua superficie in un evento mai eguale: il rame. “Lavoro con un filo di rame che mai si intreccia ma che si sovrappone e si sedimenta seguendo i parametri determinati dal disegno progettuale, eseguito per ogni scultura” - spiega l'artista. Il procedimento del "passare il filo" si traduce quindi in una infinità di segni, punti e linee che definiscono gli andamenti morbidi e flessuosi di un lavoro dalle forme primarie, naturali. Il tempo del fare è componente essenziale del procedimento e misura del suo compiersi. Un titolo unico, seguito da una numerazione romana distingue i lavori e l'appartenenza del lavoro stesso ad un codice espressivo al quale si riferiscono anche le opere più recenti, ora in esposizione.

****L’insieme dei codici fino ad oggi elaborati dall’artista è l’opera omnia a cui si riferisce il titolo della personale inaugurata il 3 maggio alla Galleria Antonella Cattani contemporary art di Bolzano.  L’allestimento della mostra pone in dialogo le diciotto opere (2016-2019), dalla diversa tipologia, nel rispetto di quei valori armonici che intendono esprimere fino al riflettersi  nello spazio che occupano. 

ll primo incontro è con l’Armonico CCCXXXVIII che, come una "via luminescente", taglia con i suoi 270 cm di altezza la parete principale estendendosi fino a toccare il suolo; la sua natura, propia della scultura ma anche dell' installazione, può ricordarci i feltri di Robert Morris  ma senza quella fascinosa svogliatezza, sostituita invece da un carattere assertivo. A seguire le “Carte/Scultura”, disegni tridimensionali dalla struttura in filo di rame e cellulosa, che si evidenziano per la vivace gestualità segnica, organizzata come la scrittura di una partitura musicale. Non a caso l’Accademia della Filarmonica di Roma ha richiesto ed inserito le immagini di questi lavori nel proprio programma.

****Nelle opere denominate “Quadri”, l’artista riduce la forma ad un piano, rinunciando ad evoluzioni e curvature, trattando la superficie come una campitura pittorica. Un numero infinito di fili di rame , dai toni diversi, dal chiaro allo scuro, determinano dei campi di forze che si uniscono in un pattern irripetibile. 

I “Naturalia”, sculture in filo di alluminio dal carattere più scomposto, sembrano invece connettersi con lo spazio circostante attraverso quei filamenti liberati da una forma che si fà nido. A chiudere il percorso, accanto all'opera “Trame” che presenta un codice inedito, è la “Ri-Trattica”. Si tratta di un seducente “ritratto contemporaneo” che, attraverso la sua forma ovale, evoca, nel nostro vissuto, gli antichi ritratti fotografici. Elementi semplici, da sempre alla base della grande arte del passato, tornano ad essere protagonisti indiscussi del suo procedere armonico e del metodo di Antonella Zazzera, che prevede un’evidente centralità della luce, finalizzata alla definizione dello spazio e della forma, proprio là dove ritmo e segno determinano  andamenti morbidi, riconducibili a forme naturali, a misura d’uomo.

****Nata a Todi (Pg) nel 1976, dove vive e lavora, ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia dove si diploma in Pittura nel 1998, anno in cui inizia la collaborazione con Giuliana Soprani Dorazio presso la galleria  Extra Moenia di Todi. La sua ricerca artistica, che spazia dalla pittura alla fotografia alla scultura, si fonda sul “Segnotraccia”, archetipo visivo e sensitivo che diviene identificazione totale con l’essere nel suo divenire. 

****Piace ricordare, tra le tante mostre che affollano ormai il suo ricco e prestigioso curriculum, la sua partecipazione nel 2012 alla collettiva “Periplo della scultura italiana contemporanea – 3”, l’ultima delle “Grandi mostre nei Sassi di Matera” ideate e curate da Giuseppe Appella. Per l’occasione il compianto Fabrizio D’Amico scrisse, tra l’altro, presentandola nel catalogo edito da La Cometa: “La luce è per Antonella Zazzera l’evento fondamentale all’interno dell’opera. La luce prima di ogni altra cosa (prima del colore, che pure adesso, con orgoglio, dice d’aver ottenuto vario e molteplice, attraverso il timbro diverso delle bobine di rame che impiega; più che la materia, che da diafana, trasparente che era, le è cresciuta ora nelle mani fino a configurarsi sovente in corpo, in volume), costituisce il fulcro e il cuore della sua immagine. Quella luce ha una lunga storia, distesa all’indietro in un passato remoto dalla densa memoria visiva della Zazzera, che ha perfetta consapevolezza del suo asse paradigmatico orgogliosamente disperso nei secoli: ‘Quando lavoro ho in mente la pittura divisionista, le grandi tele di Segantini e di Previati, la pittura futurista, gli studi sulla luce di Balla e quelli di Dorazio’, dice; e confessa il fascino provato di fronte a Caravaggio. Così che attesta, infine: ‘Effettivamente penso alla scultura mentre faccio scultura’. E’ una luce piena e salda, invasa dal sole, talvolta; talora essa è tremula e filante; talora si nasconde, quasi, nell’ombra di una piega, donde – diresti – è pronta a scattare verso lo sguardo che l’attende”.   

MICHELE DE LUCA