Una mostra al Museo in Erba e alla Galleria Central Park di Lugano

Fino al 30 giugno, al Museo in erba e alla  Galleria Central Park di Lugano, la mostra interattiva “Calder, che circo!”, dal Centre Pompidou di Parigi che avvicina i più piccoli all’opera del famoso artista Alexander Calder (1898 – 1976), con un allestimento divertente e colorato. La mostra regala ai bambini l’universo magico di Calder, fatto di stupore e poesia con materiali poveri, semplici, non convenzionali. Sin da piccolo, l’artista crea bijoux per le bambole della sorella e rimane un creativo tuttofare per tutta la vita: inventa giocattoli, disegna gioielli, dipinge aerei e automobili.


Il suo circo portatile, con gli animaletti e i personaggi in miniatura, messo in scena da Calder stesso, esprime appieno la sua attitudine e il suo coraggio nel reinterpretare la realtà con gli occhi e lo spirito dell’infanzia. Il suo lavoro è anche testimonianza di come ci si possa divertire ed essere creativi con poco: per i bambini di oggi, nativi digitali, è importante riscoprire la bellezza della manualità e la gioia e la soddisfazione di un’opera fatta a mano.
La sfida vinta da Calder è quella di aver reinventato la scultura trasformandola in un disegno nello spazio di forme in movimento, sempre alla ricerca di un equilibrio. La scultura ha così una nuova valenza e si veste di poesia e di leggerezza. I famosi “mobiles” che sembrano rami appesi di foglie e farfalle, ondeggiano nell’aria come piccoli “spettacoli del vento”. Nella mostra i bambini sperimentano in prima persona le basi del linguaggio plastico dell’artista: manipolano forme colorate e oggetti quotidiani, compiono gesti semplici come soffiare, spingere, girare, imparano a conoscere l’equilibrio, il movimento, la composizione, il disegno nello spazio, il pieno e il vuoto e presentano le loro creazioni.
Ecco nel dettaglio le tre zone del percorso: Giocare con l’equilibrio delle forme. In questa postazione i bambini inventano giochi che poi appoggiano sul loro corpo; costruiscono una grande scultura incastrando forme di diverse dimensioni e di tanti colori; creano un “mobile” cercando di trovare l’equilibrio.
Disegnare nello spazio. Con una catenina, una matita o semplicemente il proprio dito i visitatori sono invitati a disegnare con un solo tratto, senza staccare la mano, un animale, un personaggio, una testa, che siano il più espressivi possibile. Con del semplice filo di ferro creano una piccola scultura nello spazio che, posta su una base, diventa poi protagonista di un fantastico gioco di luci e ombre.
Tutti in pista! In questa postazione i bambini scelgono delle figurine create con materiali di fortuna, come quelle che faceva Calder, e le mettono in scena su tavoli interattivi che attivano pedalando e girando manovelle … il loro personalissimo spettacolo circense! I dispositivi ludici offrono ai piccoli visitatori le chiavi di lettura per comprendere le opere e permettono di stabilire un rapporto di familiarità con il mondo dell’artista. Il percorso è arricchito da un’ampia documentazione fotografica, stampata su grandi supporti di tela e da alcuni filmati che favoriscono l’incontro con la creatività, l’umorismo e la poesia di Alexander Calder.
Vivendo l’esperienza di questa mostra i bambini raccolgono spunti per continuare a liberare la fantasia anche a casa, dando nuova vita a oggetti e materiali di recupero.
È un’ occasione anche per i genitori di condividere momenti di gioia e di sviluppare la creatività insieme ai propri figli. L’idea - ci ha insegnato Hervé Tullet - è come un solletico, la senti, la ascolti, la provi, non ti piace, la rifai... finché arriva, ed è una meraviglia! E non è qualcosa di riservato ai soli artisti, non c’è nulla di complicato: un filo di ferro con pochi e semplici gesti diventa una piccola scultura, ogni oggetto può essere trasformato nel personaggio di una storia... Parola di Calder! 

Il Museo in erba propone, inoltre, un programma di laboratori didattici con temi diversi ogni mese. Le attività sono pensate per offrire ai bambini strumenti, tecniche, modalità sempre originali e divertenti per esprimersi con l’arte, il disegno, i colori.

Alexander Calder (1898-1976) è una delle figure significative della scultura del XX secolo. Nasce negli Stati Uniti in una famiglia di artisti: il padre è uno scultore e la madre una pittrice. Calder sin da bambino realizza piccole sculture con dei fogli d’ottone come regalo di Natale per i genitori, crea gioielli con il filo metallico, perline e bottoni, costruisce modelli di trenini che si muovono grazie alla gravità. Riceve una doppia formazione, laureandosi prima in ingegneria meccanica e dedicandosi poi alla pittura all’Art Student League di New York. Lavora alla “National Police Gazette” illustrando eventi sportivi ed esibizioni del circo: è qui che inizia a sviluppare l’interesse per il mondo circense che lo accompagnerà per tutta la vita. La sua vera carriera inizia quando arriva a Parigi nel 1926. In pochi anni reinventa la scultura, la trasforma in disegno nello spazio, la fa evolvere verso il dinamismo e l’astrazione. Tra il 1926 e il 1931 crea un’opera del tutto originale, il Cirque Calder, composto da centinaia di figurine realizzate con materiali riciclati e animate con meccanismi rudimentali, che comanda lui stesso con delle corde, come un burattinaio. Allontanandosi dalle tecniche tradizionali, immagina una scultura in filo metallico, vuota, lineare e mobile. Comincia anche una serie di ritratti di artisti e personaggi dello spettacolo, realizzati con il filo di ferro che rompono l’apparente bidimensionalità data dal materiale grazie alle ombre che proiettano: ne nascono caricature piene di umorismo e fantasia. Nel 1930, visita lo studio di Mondrian. È questo il momento in cui cambia tutto: crea sculture cinetiche le cui linee metalliche, punteggiate da colori puri, formano direzioni lineari e precise. Marcel Duchamp battezza “mobiles” le sue costruzioni animate da manovelle o motorizzate. Le ultime sculture realizzate a Parigi nel 1933, sono dei mobiles sospesi che si muovono nello spazio. La penuria di materiali causata dalla Seconda Guerra Mondiale lo porta sempre più a lavorare con il legno, dando origine alla serie di sculture definite “costellazioni”, nelle quali gli elementi scolpiti nel legno sono ancorati con il filo di ferro. La sua carriera è, fino alla fine, segnata da successi e grandi collaborazioni, la sua opera è unica, esuberante e poetica. L’ufficio stampa è di Uessearte di Luigi Cavadini.

Michele De Luca