Progetto di prevenzione abuso alcol. Quanta tristezza vedere una persona dipendente da ciò che esperti definiscono come la più pericolosa ed insanabile delle malattie sociali: l’alcolismo.

Pur non addentrandosi nella specificità scientifica, risulta palese come gli effetti correlati a questo problema spazino da una ebbrezza tollerabile fino ad un uso sconsiderato, che trascina l’individuo troppo spesso ad una meta maledetta: la cirrosi epatica; una malattia, fra le numerose correlate all’abuso di alcol, purtroppo ancora difficilmente diagnosticabile sul nascere, ostica nel suo decorso, invincibile nelle sue manifestazioni più avanzate.
Il monito che deriva da questa riflessione è di evitare il consumo sproporzionato, scriteriato, abusato di alcol, in particolare nelle fasce dell’età adolescenziale.

Ben si comprende che la fase di sviluppo di questa età, tanto per l’uomo che per la donna, sia la più complessa e da un punto di vista sessuale, argomento che in questo articolo non verrà trattato, e da un punto di vista culturale, di integrazione nella società, etc.

Ammetto con spietata stupidità che anche il sottoscritto, nel vedere una persona ubriaca, non riesca andare oltre una riflessione di facile ironia, di un sorriso che sa di indifferenza.

Il proposito, ed insieme una esortazione ai lettori, sarà di cercare di “allontanare” chi fa uso di alcol, tra i giovani, dai luoghi dove la distribuzione avviene in maniera che va contro la legge. L’impresa non è semplice, ma rimanere con il dubbio di aver evitato di compiere buone azioni penso non faccia stare in coscienza con se stessi.
Il termine piaga è stato usato volutamente per palesare quanto sia diffuso e difficilmente sanabile questo che nello stesso tempo è un malessere sociale ed una malattia.

L’intramontabile artista Franco Battiato in una canzone , “Aria di rivoluzione” invitava alla riflessione come la sua generazione (anni 70-80) avesse bisogno di nuovi valori; forse anche la nostra società è alla ricerca di nuovi spunti per vivere o meglio per sopravvivere?

Bisogna riconoscere che il fenomeno alcol, mai come in questo momento storico, sia figlio di una società che è priva di valori cardine, quali il senso di famiglia, di vera amicizia, fratellanza, di sana politica, di vivida fede, di lavoro come manifestazione di compiutezza della persona umana e non solo come un processo di alienazione sociale.

Osservare come ragazzi vedano, nell’uso di alcol, una condizione irrinunciabile nel processo di una fallace integrazione sociale, provoca un senso di imbarazzo, di un essere incapaci di invertire questa triste tendenza. 

MARIO DI SARIO