Don Adelmo, dopo aver lasciato il segno, lascia e va a Maratea: i cittadini non ci stanno. Dal Quotidiano della Basilicata del 15 Settembre l'articolo di Umberto...

 

Articolo del Quotidiano della Basilicata del 15 Settembre 2008. CASTRONUOVO - A soli quattro anni dal suo arrivo a Castronuovo, don Adelmo Iacovino lascia l'incarico di amministratore parrocchiale per trasferirsi a Maratea. La decisione di monsignor Francesco Nolè, vescovo della diocesi di Tursi - Lagonegro, è nota da qualche mese ed è stata commentata con non poche riserve dai fedeli, che a suo tempo avevano accolto con entusiasmo l'arrivo di un sacerdote giovane e pieno di spirito di iniziativa. Don Iacovino aveva cominciato ad occuparsi della Chiesa Madre “Santa Maria della Neve” già nel 2003, quando don Sante De Matteo, parroco della comunità per 45 anni, versava in brutte condizioni di salute per via di un male che se l'è portato via il 25 gennaio 2004. Appena giunto, don Adelmo si è trovato a guidare l'imponente macchina organizzativa per il quarto centenario della morte di Sant'Andrea Avellino, padre teatino nato a Castronuovo nel 1520 e morto a Napoili nel 1608. I festeggiamenti per la ricorrenza sono culminati, da maggio a settembre dell'anno scorso, nell'arrivo in loco delle sacre spoglie del santo che riposano a Napoli nella chiesa di San Paolo Maggiore.

Tante sono state le iniziative promosse dal parroco: un Museo di cimeli e documenti sacri (poi fatto chiudere dal Comune), convegni sulle opere e la vita dell'Avellino, incontri con le famiglie e le scuole, itinerari religiosi in Italia e all'estero. La decisione di Nolè ha colto di sorpresa i parrocchiani e tanti cittadini che -pur non essendo praticanti -hanno trovato nel sacerdote che ha famiglia a Castelsaraceno un amico e un punto di riferimento, una persona affabile con tutti e dotato del giusto spirito umano prima ancora che cristiano. Molti castronovesi hanno pacatamente protestato col vescovo, convinti che don Iacovino potesse raccogliere negli anni i frutti della sua semina, fatta di novità organizzative, coinvolgimento di tutti e disponibilità alle più diverse esigenze. Contrasti e isolate (e deprecabili) segnalazioni anonime a parte (che ricordano le “comari del paesino” cantate da De Andrè in Bocca di rosa, la canzone dell'invidia), don Adelmo a fine mese lascerà una comunità che ha apprezzato le sue qualità e il suo immenso lavoro, di cui sicuramente avrà nostalgia.

UMBERTO DI MATTEO