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La Partenza

La navigazione a vapore, e la conseguente diminuzione del costo del biglietto, negli ultimi decenni dell’Ottocento, favorirono un esodo massiccio dell’emigrazione italiana. Il biglietto per la traversata oceanica nella terza classe di un piroscafo, aveva tuttavia un prezzo elevato, se paragonato ai salari medi dei lavoratori. Perciò era necessario possedere dei risparmi, oppure vendere quel poco che si aveva per poter disporre del denaro per il biglietto. Molti, per poter emigrare, accettavano di firmare dei contratti con i proprietari terrieri o gli industriali, che pagavano il biglietto il cui costo sarebbe stato sottratto dal salario. Ma questo tipo di contratto costringeva i lavoratori alla perdita della propria libertà poiché il debito accumulato al momento dell’espatrio continuava ad aumentare, ed essi assistevano impotenti alla propria rovina: Il credito vantato dai datori di lavoro prevedeva il carcere; era sufficiente infatti, a legare il lavoratore alla terra , come gli schiavi alle catene nell’ antichità.

Il viaggio durava trenta giorni. Gli emigrati, ammassati come bestie, viaggiavano in terza classe e molti si ammalavano, i bambini erano quelli a maggior rischio. Infatti molti furono i piccoli che durante la traversata morirono. Gli emigrati erano costretti a mangiare accovacciati sui ponti delle navi o sottocoperta. Usufruivano di un buono mensa per un pasto, che veniva distribuito dai “capirancio”.

Uno dei rari divertimenti a bordo tra gli emigranti della terza classe, era la sfida a colpi di spaghetti; in realtà il cibo fornito a bordo non era solo scadente, ma anche scarso. Molti morivano a causa della denutrizione. La notte dormivano in dormitori superaffollati. Capitava spesso che alcuni dormitori venissero montati nelle stive di un mercantile che aveva appena scaricato carbone, senza neppure ripulire i locali.

I viaggi, che duravano anche 30-40 giorni, costavano spesso la vita a molti lucani a causa delle difficilissime condizioni igieniche e degli spazi angusti che erano costretti ad occupare durante la traversata. Molti morivano per asfissia, avvelenamento, fame o uccisi dalle malattie (malaria, polmonite, scabbia) che imperversavano. A nulla servivano i medici che erano a bordo.