Gli animali parlano?

Tra le altre numerosissime leggende, mi è desiderio narrare dell’atmosfera che si respira il 24 dicembre, comunemente detto giorno della vigilia o vigilia di Natale.

A chi non è mai capitato di vedere confabulare, “dialogare”, animali, diversi per specie, tra di essi? A chi è mai venuto il desiderio di poter comprendere, od almeno intuire, quanto si stessero “dicendo”?

Il 24 dicembre è un giorno a dir poco irreale; come accade per ogni vigilia in genere l’attesa fa trascurare il presente. Tutto è rivolto alla nascita di Cristo, che diviene umano. Cosa pensate che gli animali non “sappiano” dell’evento che segna l’umanità?

Si racconta, per inciso non si intende un raccontare fiabesco, favoloso, di un uomo colto da una forte e strana passione. Passione si voglia intendere come un desiderio opprimente, da tollerare, impulsivo.

Consisteva nella curiosità di voler ascoltare gli animali che “parlavano”. Quale migliore occasione di potere attuare il suo desiderio se non la vigilia di Natale? Da sottolineare un piccolo particolare: questi era un contadino e, come la maggior parte dei contadini, non era la negazione del detto “contadino scarpe strette e cervello fino”. Ma la propria curiosità, mista allo scetticismo popolare di credere soltanto a ciò che è visto dai propri occhi ed udito dalle proprie orecchie, lo spingeva a sfidare l’“innaturalità”. Voleva vedere ed ascoltare se fosse possibile quanto si dicesse in giro e cioè che la vigilia di Natale gli animali parlassero alla maniera degli umani.

Piccoli particolari che capitano la vigilia al contadino meritano attenzione:

la mattina il contadino non sente il chicchirichì solito del suo gallo; si alza così leggermente in ritardo; la fretta e la poca delicatezza divengono, tra le sue mani, causa della rottura dello specchio che serviva per radersi quotidianamente la barba. Potrebbero bastare queste due coincidenze per far intuire i lettori quale sorte sarebbe capitata nella giornata al povero contadino.

Le pecore tanto pazienti, tanto mansuete, si rifiutano di uscire a pascolare; l’asino è restio a mangiare il fieno, i buoi appaiono impauriti allo sguardo del contadino. Ciò nonostante nulla fa recedere il contadino dal proposito di portare al pascolo tutti i suoi animali. Un ruolo marginale, ma non per questo tale da essere omesso, ricoprono la moglie ed i figli dello stesso. La moglie è una donna buona nelle maniere, casta nei costumi, devota e piena di fede, di una fede fervente; i figli, due di numero, di 9 ed 11 anni, hanno una sana educazione contadina, una gentilezza e spigliatezza superiore alla loro età; ragionano come adulti vissuti. Vale ricordare che tanto la moglie quanto i figli, sapendo dell’insana voglia del congiunto, fanno di tutto per distoglierlo da questa opprimente passione.

Ritornando alla storia che interessa, l’uomo, incurante di quanto gli capitasse, forse per una volontà divina, conduceva la giornata come la solita giornata, ovvero monotona dove il susseguirsi delle ore rimane immobile nel tempo.

Dopo la cena, con superbia di animo, il contadino si reca nei pressi della sua fattoria; rimasto nascosto dalla vista degli animali, vuole soddisfare questa sua curiosità. Allo scoccare della mezzanotte, momento della nascita di Nostro Signore, il contadino, trepidante nell’attesa, non ode altro che i soli versi degli animali; ma, non contento di ciò, si avvicina agli animali per deriderli circa tale credenza. Al voltare delle spalle per fare ritorno alla casa, una voce come di uomo lo immobilizza gelandone il cuore “caro amico mio domani assisteremo al funerale del nostro padrone”; il contadino, impaurito, voltandosi non vede nessun uomo, ma, ricordandosi della credenza, volge repentinamente lo sguardo verso il suo asino e nota che sta lacrimando.

Tornato a casa, il contadino non ebbe tempo nemmeno di narrare ad alcuno circa questa esperienza; infatti la notte rimase muto, spaventato, terrorizzato, incapace di riferire alcunché. Tale condizione cessò al crepuscolo, quando la notte cede il posto al giorno, con una visita del medico che ne accertò il decesso per una forma di morte improvvisa.

Non è leggenda, ma chi scrive ha avuto modo di poter parlare con i discendenti che narrano dell’apparizione in sonno, alla moglie del contadino, del contadino stesso, il quale avrebbe invitato la moglie e, tramite essa, quanti non vi credono a non “sfidare i disegni divini” né tantomeno di non credere alle potenzialità della natura.