Non passa giorno, purtroppo, che non si senta, attraverso gli organi di stampa, l’ennesimo fatto di cronaca; sembra che sia diventata, macabramente parlando, una moda, alla quale oramai ci stiamo abituando in maniera distaccata e con decisa indifferenza. Non si riesce, infatti, a volte a distinguere un fatto di cronaca trasmessa dal telegiornale

dalla finzione scenica di violenze di film, telefilm, etc. trasmessi frequentemente ed in modo martellante dalla televisione e/o da altri apparecchi multimediali! Chi scrive, evitando volutamente di entrare nella mente di chi commette efferatezze, si limita soltanto ad un’analisi  leggera e soggettiva di quanto sta consumando la nostra cara Patria. Si avverte un diffuso malessere sociale, dovuto certamente ad un periodo buio e di crisi che si respira, ma questo non può e non deve costituire un alibi, che il più delle volte sfocia in violenza urbana. Tra le varie forme di manifestazione di questa violenza ne evidenzio alcune: cittadini che portano in auto spranghe, asce, grandi coltelli e non solo, armi queste sempre pronte all’uso e, ahimè, sempre di più con effetti letali; atti di bullismo; violenze e stupri di branco; madri e/o padri che si "sbarazzano", massacrandoli, dei propri figli per motivi, a detta dei loro legali, di gelosia e di ripicca verso il rispettivo coniuge. Per ogni atrocità commessa c’è sempre il solito ed inconfutabile sotterfugio, che denota l’abilità e la mancanza di decenza di legali pronti a tutto, dell’incapacità di intendere e della relativa consulenza psichiatrica del proprio assistito. È vero che ogni storia ed il relativo dramma derivato è a se stante, e meno male che sia così, e che ogni violenza commessa è da osservarla nella sua complessità, ma è possibile certamente concludere che tutte queste storie di brutalità umana abbiano un denominatore comune che, sicuramente secondo me, sia da ricercare nella famosissima analisi fine e sintetica di un’anziana donna e contadina di Castronuovo di Sant’Andrea, che purtroppo è morta portando con sé la sua profonda saggezza, la quale "giustificava" ogni atto di sopruso, di violenza, di bestialità umana con queste efficaci e sibilline parole: Mariù, l’aria è infetta! 

Mario Di Sario