La stagione irripetibile di Canova, Hayez e Cicognara
Una grande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia

     “Tutto ciò che concerne Venezia è o fu degno d’ osservazione;

il vederla fa l’effetto di un sogno, i suoi annali sono un romanzo”. 

****Sono parole del grande poeta Lord Byron che ben introducono alla visita della spettacolare mostra “Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia”a cura di Fernando Mazzocca, Paola Marini e Roberto De Feo allestita fino al 2 aprile alle Gallerie dell’Accademia di Venezia: nell’anno delle celebrazioni del bicentenario dell’apertura di un museo di qualità internazionale, che divenne il primo risarcimento rispetto alle perdite di tanti capolavori in grande parte sottratti

alle chiese e alle Scuole soppresse, l’esposizione costituisce l’occasione per onorare un momento speciale della storia artistica della Serenissima, rievocando quella stagione di rilancio culturale che si afferma nel 1815 con il ritorno da Parigi dei quattro cavalli di San Marco, opera simbolo della città.

****Il regista indiscusso di questa favorevole congiuntura fu il conte Leopoldo Cicognara, intellettuale e presidente dell’Accademia di Belle Arti, che insieme all’amico Antonio Canova, nume tutelare di questo progetto, e a Francesco Hayez,lavorò per dare vita ad un museo di rilievo internazionale, capace di valorizzare lo straordinario patrimonio artistico della Serenissima, promuovendo allo stesso tempo l’arte contemporanea. “Gli anni presi in considerazione da questa mostra sono stati un periodo di grandi speranze, un momento contraddittorio e singolare nella millenaria storia di Venezia. L’inizio e la fine sono rappresentati da due eventi epocali, destinati a rimanere a lungo impressi nella memoria collettiva: il ritorno sul pronao della basilica di San Marco, il 13 dicembre 1815, dei quattro cavalli bronzei, che nel 1797 erano stati trasferiti a Parigi e issati sull’Arco di Trionfo del Carrousel, e la morte nel 1822, proprio a Venezia, di Antonio Canova, in singolare coincidenza con la decisione da parte di Francesco Hayez di abbandonare la sua patria per trasferirsi definitivamente a Milano, come avverrà l’anno successivo” scrive nell’apertura del suo saggio in catalogo il curatore Fernando Mazzocca.

****Ed è importante introdurre in primisla figura chiave di Cicognara, con il suo spirito intraprendete e europeo: “Il conte ferrarese Francesco Leopoldo Cicognara che degli eventi rievocati in questa mostra è stato il grande regista” scrive Fernando Mazzocca “e Canova, di cui rimane il massimo storico e interprete, erano considerati allora le sole glorie europee dell’Italia contemporanea. La reputazione e la dimensione internazionale di Cicognara, alimentata dai numerosi viaggi di aggiornamento, furono soprattutto legate alla ‘Storia della scultura’rimasta ancora insuperata come visione d’insieme della storia di quell’arte nel nostro paese dalla tarda antichità sino a Canova, cui veniva dedicato l’ultimo volume della monumentale opera”. Quello che più colpisce in Cicognara, e ne determina in qualche modo l’indiscutibile grandezza, è la capacità che ha sempre dimostrato di unire all’incessante attività di storico ed erudito uno straordinario impegno militante, per cui ha saputo reggere, in un momento davvero difficile, la gestione dell’immenso patrimonio artistico veneziano e nello stesso tempo seguire da vicino lo sviluppo dell’arte contemporanea. La sua attività di tutela e la formazione di un grande museo, individuato anche come strumento per incoraggiare leve di giovani artisti da inserire sia nelle commissioni pubbliche sia nel mercato, cercando così di creare una nuova figura professionale, erano iniziate da quando nel 1808 aveva preso in mano le redini dell’Accademia di Belle Arti di Venezia.

****La mostra, con oltre 130 opere di rilievo, allestita negli spazi al pianterreno del museo mette in luce le figure dei protagonisti della vicenda che si propone di narrare – Leopoldo Cicognara, Antonio Canova, Francesco Hayez - e introduce alcuni dei temi più significativi che l’hanno caratterizzata: dal ritorno a Venezia delle opere d’arte asportate dai francesi, all’acquisizione della collezione di disegni del segretario dell’Accademia di Belle Arti di Milano Giuseppe Bossi; dalla ricostruzione dell’Omaggio delle Provincie Venete all’Austria, alla produzione degli artisti contemporanei, agli anni veneziani di George Byron, cruciali per lo sviluppo del Romanticismo. Nel percorso, organizzato in dieci sezioni, spicca la riunione e il ritorno a Venezia dopo duecento anni, della serie di manufatti inviati nel 1818 alla corte di Vienna per il quarto matrimonio dell’imperatore Francesco I e noti come l’"Omaggio delle Provincie Venete".

****Sono esposti la “Musa Polimnia” di Canova, dipinti, gruppi scultorei, due are e altrettanti grandi vasi di marmo, un tavolo realizzato in bronzo e legno con il piano ricoperto da pregiati vetri di Murano e preziose rilegature, opera dei migliori artisti e artigiani veneti del tempo, rappresentanti della più alta e unitaria produzione artistica del Neoclassicismo veneto. La mostra è accompagnata da un catalogo Marsilio/ Electa, che si apre con un saggio di Fernando Mazzocca che inquadra la mostra con un focus storico-artistico su Canova, Cicognara e Hayez e la tutela del patrimonio e la promozione dell’arte contemporanea. Molti sono i contributi di storici dell’arte, critici, curatori: Roberto De Feo interviene sull’ “Omaggio delle Provincie Venete” alla Maestà di Carolina Augusta imperatrice d’Austria; Marina Manfredi illustra la didattica all’Accademia tra il 1808 e il 1820 con il nuovo corso di Cicognara, Diedo e Selva, e Giulio Manieri Elia l’allestimento della Sala delle pubbliche funzioni e il primo allestimento espositivo delle Gallerie; Roberta Battaglia e Anna Pizzati intervengono sul rapporto di Leopoldo Cicognara con i governatori austriaci e Antonella Bellin e Elena Catra sulla basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Isabella Collavizza tratta l’editoria d’arte a Venezia nella prima metà dell’Ottocento.

MICHELE DE LUCA