Personale dell’artista ungherese allo Studio Arte Fuori Centro di Roma

****A Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22 si inaugurata la mostra Balàzs Berzsenyi “Inevitabile rivoluzione” a cura di Loredana Finicelli nell’ambito del un ciclo di quattro esposizioni “Scultura in Action. Materia in progress – In/torno alla scultura”, che parte da alcune considerazioni riguardo la natura della scultura

moderna su cui rifletteva, sul finire del Novecento, la grande studiosa Rosalind Krauss e cerca di riaffermare l’assoluta continuità della scultura contemporanea con la tradizione pregressa, pur nella innovazione complessiva di materiali, tecniche e fini.
Il ciclo espositivo interamente dedicato alla scultura si articola nelle mostre di quattro artisti contemporanei, tre scultrici e uno scultore: Mara Brera, Francesca Blasi, Carla Crosio, Balàzs Berzsenyi.
****Quello di Berzsenyi, scultore ungherese, è un lavoro complesso, dai significati simbolici stratificati, un momento in cui la magnificenza decorativa orientale e il rigorismo strutturale d'occidente entrano in contatto dando vita a una esperienza visiva ed estetica di grande suggestione visionaria.
****Con una installazione di oltre 20 elementi, Berzsenyi ci racconta una storia, anzi, come direbbe lui stesso una favola, perché le favole hanno parametri temporali sfuggenti nel loro “qui e sempre” e, solitamente, un lieto fine.  Una favola che prende forma da un mestiere antichissimo e cristallino, capace di trattare ogni superficie con la perizia dell'orafo e la forza modellante del fabbro; un mestiere che spicca per il possesso di ogni strumento modellante, per la sapienza con la quale conserva e applica ogni segreto, maturato alla luce di una esperienza pluriennale. E la favola che Berzsenyi mette in scena è una allegoria  del potere, e, come tale, la rappresentazione di una storia senza date e senza tempo perché, in fondo, è la storia di ogni luogo e di ogni società, fatta di dominatori e sudditi. Dietro un carro allegorico, vuotamente magnificente, un’umanità apparentemente indistinta, se non per le vesti che indossa, incede verso un futuro neanche troppo ignoto. In questa messa in scena teatrale e solenne, che risplende per la ricchezza dei materiali e dei giochi luministici, lo scultore plasma una metafora di tutti i tempi, presentando un’umanità in viaggio che si riveste di ricchezze futili e perde i suoi riferimenti interiori, accresce beni e materia e smarrisce sostanza spirituale. Un cammino lento ma inesorabile sottolineato da una musica onirica, che invita a riflettere e, prima che sia troppo tardi, a fermarsi.
****Come scrive Loredana Fanicelli nel suo interessante e chiaro testo introduttivo, “in questa messa in scena teatrale e solenne, che risplende per la ricchezza dei materiali e dei giochi luministici, lo scultore plasma una metafora di tutti i tempi, presentando un’umanità in viaggio che si riveste di ricchezze futili e perde i suoi riferimenti interiori, accresce beni e materia e smarrisce sostanza spirituale. Un cammino lento ma inesorabile sottolineato da una musica onirica, che invita a riflettere e, prima che sia troppo tardi, a fermarsi”. Inoltre: “il potere senza tempo e senza storia è l’oggetto di indagine della installazione “Inevitabile rivoluzione” che Balàzs Berzsenyi allestisce disponendo in campo oltre venti elementi. Un lavoro che misura diversi metri, dalla natura complessa e dai molteplici significati simbolici; dai rimandi stratificati che si articolano intorno a una macchina magnificente che invade lo spazio – e la mente dello spettatore – con la forza della sua monumentalità suggestiva e la potenza di un gioco cromatico teso a esaltare il valore visionario della composizione. Un’opera sorprendente, a metà strada tra il gioco di prestigio e la visione fantasmatica, uno spaccato di storia senza tempo né geografia dove si ripropone uguale a se stesso il destino umano fatto di uomini potenti e masse anonime e succubi, rese cieche dal gioco immaginifico e rituale della rappresentazione”.


****“Ori come apparati antichi - continua la curatrice della mostra - cesellati da abilissimi mastri di corte, e riti lontani, dalle origini misteriose e imperscrutabili invadono la scena di questa allegoria del potere, una sfilata lenta ma incalzante di uomini solo apparentemente uguali, ma differenti per rango e consapevolezza: un carro che procede dalla notte dei tempi e che ha le sembianze di una processione sacra sotto la quale si maschera l’illusione collettiva di giustizia e magnanimità di chi governa. Berzsenyi è uno scultore dal mestiere antico e cristallino; ha la forza del mago nel cesellare le superfici con una dedizione sapiente e inarrivabile, la potenza del demiurgo nel plasmare il metallo, piegarlo in fogge articolate e inattese; e, da ungherese quale è, oriente di confine, cavalcavia di religioni e culture, Berzsenyi racconta il mondo attraverso le fiabe, che, di norma, non hanno età ma garantiscono un lieto fine. In questo caso, una favola e una messa in scena, dove oltre alla suggestione domina un possesso impressionante delle tecniche scultoree, capaci di far interagire e tenere insieme in un unico complesso organismo, materiali nobili e antichi, materie industriali, residui tecnologici e detriti, sia tecnici che umani”.

Michele De Luca