ARTE SACRA E DEVOZIONE:
IL BUSTO RELIQUIARIO DI "SANT'ANDREA AVELLINO"
STORIA, ARTE, CULTURA E TRADIZIONI
Focus su Castronuovo di Sant'Andrea e il suo prezioso patrimonio
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A pochi giorni dalla scomparsa di Padre Vincenzo Cosenza, sacerdote dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini, vogliamo dedicare questo breve testo alla sua memoria in segno di gratitudine per l'instancabile impegno che ha profuso nello studio del nostro Sant'Andrea Avellino. Rimarrà sempre vivo nel nostro ricordo il grande sentimento di affetto che lo legava al nostro paese.
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Quando un castronovese pensa a Sant'Andrea Avellino, l'immagine che subito gli si materializza nella mente è senza dubbio quella del busto reliquiario custodita nella Chiesa Madre di Santa Maria della Neve, nella nicchia a destra dell'altare maggiore. È il simulacro al quale la nostra comunità riserva la sua più fervente devozione: una pesantissima scultura in legno policromo e dorato, alta circa 80 centimetri, che ancora oggi, due volte l'anno, viene portata in processione negli stretti saliscendi del centro storico e per le vie principali del paese accompagnata dalla banda e da numerosi fedeli.
La scultura raffigura Sant'Andrea di tre quarti, secondo la comune tipologia dei busti reliquiario maggiormente diffusi nel meridione d'Italia tra XVII e XVIII secolo. Con la mano sinistra regge un libro dorato, mentre nella destra reca un mazzo di fiori d'argento che, così come ricorda un'iscrizione incisa sull'oggetto, fu donato dall' Arciprete Travascio nel 1862 probabilmente per sostituire un giglio, tipico attributo iconografico del nostro Santo, forse andato perduto. Una cintura dorata, da cui pende un rosario in pietra d'onice, stringe in vita il saio impreziosito da motivi decorativi in oro realizzati con la tecnica dell'estofado (una procedura che consiste nell'applicare sulla superfice da decorare uno strato di foglia oro e di stendervi sopra i colori a tempera; una volta asciugato, il colore viene raschiato con una punta laddove si desidera che appaia l'oro sottostante). La staticità del busto, appiattita dalla damascatura dorata delle vesti, si contrappone alla forte espressività delle mani nervose e del volto dai tratti intensi e marcati. Lo sguardo è rivolto al cielo e il viso, segnato dalle rughe, è coperto da una barba grigia condotta a piccole lumeggiature. Sul capo è posta un'aureola polilobata, puntellata e decorata da un motivo di gigli ritorti, mentre sulla base esagonale due iscrizioni riferiscono il nome del committente (ai due lati: GERONIMO CIAMPAGLIONE) e identificano il Santo (nel cartiglio centrale: (BE)ATVS ANDREAS). Sul petto, infine, una teca ovale con cornice mistilinea in argento, decorata da girali sbalzate e cesellate, custodisce la Sacra Reliquia.
Forse non tutti sanno che questo busto reliquiario, da secoli simbolo della forte religiosità castronovese, è stato ampiamente discusso in ambito storico-artistico in quanto, oltre ad avere un grande valore devozionale, è soprattutto una delle più belle opere d'arte sacra del tempo.
Ricerche iniziali lo attribuivano ad un ignoto maestro napoletano operante nella prima metà del XVII secolo, così come si legge nella scheda ministrariale redatta nel 1986. Servendosi di alcuni elementi comparativi, infatti, come ad esempio i punzoni (firma dell'argentiere) rilevati sulla teca reliquiaria e la data impressa su una tavola dipinta, conservata nella stessa chiesa e raffigurante il medesimo soggetto, è stato ipotizzato che la scultura sia stata realizzata negli anni Quaranta del Seicento.
In merito a questa datazione però, lo studioso Gian Giotto Borrelli, nel suo libro "Sculture in legno di età barocca in Basilicata" (Napoli, 2005), ha mostrato alcune perplessità: "l'espressività del volto con dettagli come le borse agli occhi, le sopracciglia aggrottate che danno vigore allo sguardo, le pieghe ai lati della bocca socchiusa e, dettaglio “morelliano” da non trascurare in queste evenienze, l'accuratezza dell'intaglio delle orecchie, concorrono a costituire un ritratto “vivo”, che risulta difficile “arretrare” tanto. La discrepanza, non solo con la data indicata, ma anche con l'ordinarietà con cui è condotta la base, lasciano pensare a una rifazione". Secondo lo studioso è possibile che il busto originario offerto da Girolamo Ciampaglione sia stato danneggiato, forse da un incendio, al punto da indurre la sostituzione della figura e che la base, come ricordo del primitivo donatore, venisse conservata. Per tali ragioni, una datazione agli anni Sessanta-Settanta del Seicento sembrerebbe più plausibile.
TESTO: Redazione.
PHOTO: Silvano Di Leo.
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